La pittura di Conchita De Palma nel tempo delle geometrie. Luci sulla mostra alla Fondazione ATM di Milano
La Fondazione ATM di Milano accoglie la mostra di Conchita De Palma, un’artista abruzzese che da qualche tempo fa parlare molto del suo percorso artistico.
La mostra dal titolo “Il tempo delle geometrie” dell’artista Conchita De Palma rientra in un progetto artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico de Il Giornale fondato da Indro Montanelli) per la FONDAZIONE ATM di MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. L’esposizione riunisce un certo numero di opere che compongono una vera e propria installazione, capace di campionare il percorso singolare di questi illustri artisti italiani e stranieri. All’inaugurazione i saluti del Presidente e una prolusione del Prof. Carlo Franza illustre Docente universitario e critico internazionalmente noto, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti.
Ma vediamo di leggere la mostra. Dopo una serie di capitoli che hanno ad oggi contraddistinto l’itinerario artistico di Conchita De Palma, specie quelli legati all’informale e alle monocromie, ecco una serie recente di lavori e teleri dove l’astrattismo geometrico diventa focale cultura creativa, sensibile e colta, da destare un interesse tutto da incorniciare. “Il tempo della bellezza è passato. L’umanità, salvo ritornarci, non sa che farsene per più di un quarto d’ora. Più si andrà avanti, e più l’arte sarà scientifica, come la scienza diventerà artistica. Tutte e due si uniranno in cima dopo essersi separate alla base”. Queste parole profetiche, scritte da Gustave Flaubert nel 1852, paiono perfette per introdurre l’essenza della rivoluzione artistica apportata dall’astrattismo geometrico, movimento che, nato all’interno del Neoplasticismo (Paesi Bassi, 1917), individua nella matematica e nella geometria i suoi punti di riferimento, mettendo al centro lo studio dei rapporti numerici e l’indagine delle proporzioni e delle misure tra sagome e colori. E per maggiormente capire come non ci sia uno iato tra i precedenti capitoli e il recente, mi preme insistere e sottolineare che al lavoro di Cezanne e Seurat si attribuisce il merito di aver posto le precondizioni per lo sviluppo dell’astrattismo geometrico in quanto Cezanne creò la sua arte facendo riferimento alle leggi della geometria, mentre Seurat si concentrò sulla ricerca dell’armonia, sviluppando una percezione quasi musicale della realtà. Proprio la ricerca di questi due
artisti fu all’origine di ciò che sarebbe venuto dopo, ovvero il fauvismo e l’espressionismo, base trascendentale dell’astrazione geometrica. In occasione di una mostra a Firenze nel 2023 scrivevo: “Conchita De Palma lascia vedere come tutta la sua formazione abbia assorbito i più significativi movimenti dell’astrattismo non solo europeo ma internazionale, mostrando testimonialmente la maturità espressiva, svelandone la spinosa urgenza emotiva”. Forma e colore, l’astrazione geometrica leggibile oggi in queste recenti opere della De Palma si mostra con figure geometriche proprie e improprie, che, combinate all’interno di composizioni soggettive, vengono collocate in spazi surreali. Nel quadro d’indagine artistica, privi talvolta di riferimenti al mondo reale, l’artista persegue l’obiettivo di dichiarare che la pittura è qualcosa che semplicemente si fa, sfuggendo all’eccesso soggettivo ed emotivo degli artisti visivi dei movimenti precedenti. Infatti, l’arte astratta geometrica, che cercava di essere sempre precisa e razionale, si atteneva alle “fredde” regole della natura e della scienza; quasi a tener presente che uno dei pionieri e artisti più emblematici del movimento geometrico fu Kazimir Malevich che, con il suo operato, promosse innovativamente i valori di logica, matematica e oggettività nel mondo dell’arte. Od anche Piet Mondrian, versato su una geometria trascendentale che, autore delle famosissime composizioni di rettangoli compatti blu, gialli e rossi, realizzati su uno sfondo bianco con colori primari e arte geometrica astratta bianca e nera, perseguì lo scopo di creare un mix tra arte, materia e spirito, al fine di catturare l’armonia universale e scoprire l’essenza spirituale della realtà e della vita. O ancora Theo Van Doesburg, la cui produzione artistica fu caratterizzata, per un periodo, dalla creazione di studi figurativi astratti in figure geometriche, composti da linee, rettangoli e quadrati colorati. E via via successivamente, il fascino per la purezza della geometria e del colore continuò, estendendosi dal dopoguerra fino all’arte contemporanea, attraverso le personali interpretazione di maestri come Josef Albers,
Robert Delaunay, Sonia Delaunay, Sol LeWitt e Victor Vasarely. E veniamo alla produzione di Conchita De Palma. Ecco teleri in cui l’accesso a sfondi neri, verdi e blu, fanno da contraltare alla sequela di forme sghembe verticali, orizzontali e oblique, quasi intrecciate per formare una sorta di scena-reticolo. È proprio il tema delle scene-reticolo che, indagato ora, mostra segno, forma e colore sovrapposti e suggeriscono a chi osserva un perpetuo movimento cromatico. L’organizzazione dello spazio, il colore e la dinamicità del segno che sorgono in queste opere possono essere considerati le basi portanti del percorso artistico di Conchita De Palma. L’accavallamento di forme, linee e colori via via nelle tele si adeguano a caratterizzare un dispiegamento di linee rette che tagliano e ritagliano lo spazio su densi sfondi blu e verdi.
Questa sorta di figure geometriche, i cui estremi sono ritmicamente delineati da punte e angolazioni triangolari concave e convesse, sono divise in due colori e stese verticalmente e orizzontalmente dall’artista. Talvolta la quadratura del dipinto è come compartata in due o più sezioni orizzontali che rompono la totale verticalità dell’opera. Varie sequenze di viola, di rossi e aranciati e di verdi rappresentano proprio la culminazione dei suoi famosi intrecci, con le linee disegnate che non si intersecano più, avendo ormai esaurito la loro spinta creativa, al contrario, esse formano delle forme assemblate, degli spazi concentrici che ricordano il muoversi dell’acqua sulla sua superficie. E se talvolta propone sguardi verso possibili paesaggi o figure maternali, riorganizzare lo spazio della tela con linee e strutture geometriche in grado di esprimere la peculiare fisionomia della città o dell’immagine figurale, la pone verso una ricerca precisa, accurata e seriale. I dipinti della De Palma oggi movimentati dalla geometria che viene indagata, sia nelle fattezze della tela, che nei soggetti moltiplicati al suo interno; da un punto di vista cromatico, mostrano forme rosse, gialle, verdi, arancioni e viola, che si dispongono sulla superficie, con la finalità di esaltare lo studio della geometria, contrastando l’appiattimento e la monotonia di una prevalente scala di altri colori. Non senza rilevare che uno studio geometrico tridimensionale, lascia disporre molteplici visualità, capaci di riflettere le immagini dell’ambiente circostante. Accenti, titoli e colori delle opere si leggono chiaramente iconiche e minimaliste, reinterpretate con una nuova ricchezza e complessità, con l’intento di indagare la vera essenza dell’arte, ovvero la sua natura plastica. Preziosa, potenziale, folgorante, tutta la produzione recente di questo capitolo dell’arte di Conchita De Palma, si mostra come corpo e anima capaci di indurre ad un’instabilità percettiva con il massimo coinvolgimento per l’osservatore. Strutture, architetture nutrite di valenze mitico-magiche, la cui apparizione è estensione fisico-geometrica, un vero e proprio processo astratto e intellettualizzato che si porta verso un sistema visualmente strutturale e ottico di una certa scuola americana. Nelle scenografie parietali vi sono temi memoriali che sanno di t
otalità e infinito, materie e colori vivono sulle superfici e definiscono sì gli spazi, ma recuperano la storia attraverso fasci simbolici e sacri, di coscienza e ordine, di inedita invenzione. L’artista Conchita De Palma si è portata verso una visione essenziale della pittura, un’astrazione assoluta che vive una profonda esperienza visiva e sensoriale. Il grado di tensione delle immagini si movimenta su un ritmo interno di dolce eco naturale, di poesia intensa che, nelle vibrazioni del colore e della luce, ne veicola il richiamo alla essenzialità degli spazi ipnotici come già fu in Rothko. E’ così che i suoi dipinti diversamente significano, si è dilatato lo spazio, corre -o tenta- verso un infinito, l’artista ritrova un nuovo modo di affacciarsi al mondo, alla vita; divenendo con la sua nuova oggettività, poetessa di cose sottili, impalpabili, ma profonde e assolute.
Conchita De Palma è nata a Bari il 14 maggio 1957. Pediatra a Pescara, città dove vive e lavora. Ha cominciato a sviluppare il suo interesse verso l’arte nel 2005, con un percorso dedicato all’arteterapia. In seguito a questa prima esperienza, è nato un interesse verso l’approfondimento del linguaggio artistico, in particolare attraverso la sperimentazione e la ricerca di materiali specifici, tra i quali le resine epossidiche e la carta. Dal 2009 ha frequentato lo studio d’arte del Movimento del Guardare Creativo” di Chieti. Ha preso parte a numerose mostre collettive, a partire dal 2013 con “Paesaggi e visioni” tenuta al Mediamuseum di Pescara. Successivamente ha partecipato a: “Arte no caste. Creatività senza etichetta” (a maggio 2014, Aurum Pescara); “Arte no caste” (dicembre 2014,Castello di Nocciano); “Creatività come colore, linea, luce” (giugno 2015, Museo Barbella di Chieti); “Artinsieme” (novembre 2015, Museo Barbella di Chieti); “Arte no caste 2016” (agosto 2016, Palazzo Fibbioni L’Aquila); “Artinsieme” (novembre 2017, Museo Barbella di Chieti); “Segno, colore… gesto – Nel Museo in libertà (gennaio 2018, Museo Barbella di Chieti); “L’Arte al tempo dei centri commerciali” (agosto 2018, centro commerciale Universo di Silvi Marina); “L’avventura della creatività” (giugno 2019, Sala Cascella di Chieti); “Gabriella Capodiferro cum discipulis” (gennaio 2020, Galleria Arianna Sartori di Mantova); “Seconda mostra di selezione Città di Francavilla al Mare XIV Biennale di Roma 2022”; “Pittura Stili Reinvenzioni” (ottobre 2022, Galleria Arianna Sartori di Mantova); “Le rếve c’est nous” (luglio 2023, Espace Miromesnil Parigi); nel 2023 è lo storico dell’arte contemporanea, prof. Carlo Franza a invitarla nel progetto “Scenari” con una mostra personale “Novelle variazioni spaziali” al Plus Florence di Firenze (25 novembre 2023 – 25 aprile 2024); successivamente prende parte a “Viaggio in Italia” (marzo 2024, Galleria Pinna, Berlino); “Arte no caste. Creatività senza etichetta” (1giugno/ 15 giugno Castello Duchi d’Acquaviva Atri); “Acqua, linfa di vita. Luci e colori per il nostro futuro” (12 giugno/ 30 giugno 2024 Chiostro Sant’Agostino Rieti); nel 2024 è lo storico d’arte contemporanea, prof, Carlo Franza, a invitarla alla mostra “Guerra e pace (27 novembre 2024/28 febbraio 2025, Fondazione ATM Milano). Nel 2023 ha vinto il Premio della Critica nel Premio delle Arti Premio della Cultura XXXV Edizione a Milano; nel 2024 il Premio della Pittura nel Premium International Florence Seven Stars; e ancora nel 2025 il Premio Dodici Stelle d’Europa per l’Arte nel Premium International Florence Seven Stars. Del suo lavoro hanno scritto vari critici, tra cui lo Storico dell’Arte Contemporanea, prof. Carlo Franza.
Carlo Franza