La Camera dei Deputati ospita la mostra di Lorenzo Marini sulle parole come forme vive e novelle narrazioni sociali.  La mostra di Lorenzo Marini alla Camera dei deputati a Montecitorio presenta quindici opere di typeart che trasformano le lettere in forme vive, invitando a riflettere sul ruolo sociale e politico del linguaggio.

Da lunedì 13 a giovedì 23 maggio 2025, la Camera dei Deputati apre le sue sale per accogliere la mostra di Lorenzo Marini intitolata «le parole non siano pietre». L’esposizione presenta quindici opere in cui l’artista esplora le lettere dell’alfabeto trasformandole in figure fluide e dinamiche, superando il concetto tradizionale di segno grafico. Questo progetto pone al centro il linguaggio come veicolo di pensiero e responsabilità sociale, invitando a riflettere sul peso e sull’uso delle parole nel contesto culturale e democratico. Da molti Lorenzo Marini è conosciuto soprattutto per aver messo in atto un movimento artistico denominato “typeart”, che porta gli spettatori a translitterare l’alfabeto e le parole catturando l’attenzione non più e non solo dal significato testuale, ma da una rappresentazione visiva e materica delle lettere. E’ questa, diciamolo a chiare lettere, un’operazione ultrafuturista. C’è di più, finalmente l’arte lascia vivere la storia, fa storia, racconta la storia, movimenta la storia, entra nella storia. L’alfabeto non si limita a comunicare concetti scritti ma diventa protagonista assoluto, corpo e forma. In queste quindici opere, esposte a Montecitorio, le lettere si fanno elementi narrativi che assumono vita propria, scavalcando le barriere del linguaggio quotidiano. La scelta di lavorare con le forme delle parole permette a Lorenzo Marini di suggerire come il linguaggio si intreccia con le dinamiche sociali e con la costruzione delle relazioni umane.Questa trasformazione del segno grafico in elemento artistico crea una lettura a più livelli: da una parte c’è il richiamo estetico e dall’altra l’invito a una riflessione critica sul modo in cui usiamo il linguaggio nella vita pubblica. La mostra si lascia vivere come terreno di confronto tra arte contemporanea e messaggi sociali. La libertà e la bellezza delle lettere tradiscono un’attenzione alla bellezza formale, ma anche alla capacità del linguaggio di modellare realtà e responsabilità collettiva. Mostrare “le parole non siano pietre” nella sede della Camera dei Deputati non ha più solo la caratteristica di esposizione, vive una simbolicità non comune perchè Montecitorio, sede del parlamento italiano, è il luogo del confronto democratico, è il luogo dei partiti divisi tra maggioranza e opposizione. Aver collocato qui le opere di Lorenzo  Marini  si è messa in connessione l’arte e la politica, con un sistema comunicativo che diventa strumento di governo e partecipazione civica.

Per l’inaugurazione, alla presenza del Vicepresidente della Camera, On. Fabio Rampelli, Lorenzo Marini ha svolto una visita guidata della mostra, illustrando la genesi delle opere create per questa esposizione.

«Nella vita ci capita di scrivere molte lettere, da quella a Babbo Natale a quella alla mamma, da quella al primo amore a quella di licenziamento. Mai avrei pensato di scrivere un giorno una Lettera al Parlamento. Trattandosi di una mostra d’arte, la mia lettera è visiva. Il titolo è il messaggio: “le parole non siano pietre”. Esibita a Montecitorio, nel luogo che più di ogni altro in Italia è deputato a esprimere quotidianamente il pensiero democratico, acquista un significato speciale. Le parole possono fare male, sia quando sono bugie sia quando sono verità. Dipende tutto da come le usiamo. Mi ha colpito moltissimo che Papa Leone XIV abbia parlato di comunicazione in termini meravigliosi: “Disarmiamo le parole”. C’è bisogno di armonia nel mondo, ci sono troppi veleni invisibili attorno a noi. Un’opera d’arte non può cambiare nulla, ma ogni piccola cosa può assumere significati profondi», ha spiegato Lorenzo Marini.

Carlo Franza

 

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