In questo momento di ricerca del nuovo e di quanto possibile tracciare nell’individuare percorsi d’arte, materie e singolari vocazioni di pensiero e poetiche, capaci non di non prestarsi a rotture totali, ma a sguardi di riflessione tra passato e presente, di osservare la storia e i suoi nessi, spicca il lavoro di due artisti italiani che hanno scelto uno spazio singolarissimo, quale l’ex Studio di Piero Manzoni a Milano nel proporre a un pubblico scelto il loro recente lavoro. E lo fanno in uno spazio carico di storia, che fu il luogo in Via Fiori Chiari a Milano, spazio di ricerca e alta sperimentazione, di arte concettuale e vocazione all’avanguardia. Due artisti, Massimiliano Amico e Carlo Colombo, il primo pittore puro, il secondo artefice do oggetti e design. 

Massimiliano Amico è un artista carico dei valori più intensi e corroboranti che possono animare l’arte e il mondo che la vive. Una mostra che oggi mette in risalto non solo l’uomo ma anche il “maestro” nel suo progettare e portare avanti il percorso artistico, la sua attività pittorica, intrisa di tutte quelle accensioni cromatiche, di quel formicolio di segni astratti, di quell’humus estetico di stampo in parte europeo. Maestro di raffinatissime tecniche, che ci fa leggere la nuova pittura italiana, il più toccante racconto della vita e del mondo, quasi ricordando quanto diceva Corot, in quella nobile sentenza:” ci si serve del colore ma si dipinge con il sentimento. Luce fisica e mentale che si affida a una pittura che è spazio naturale, scandito dalla esatta alternanza di verticali e orizzontali, di pieni e di vuoti; di un colore che raggiunge splendori inusitati tra vibranti tocchi e macchie, e stesure audaci che inseguono lo spirito del tempo antico. Lo spazio di Massimiliano Amico tutto vive così di eccitati chiarori, di tensioni visive, di racconti sempre in relazione con il carattere dei luoghi, di accensioni luminose, di nuclei e macchie che impostano il diverso livello compositivo, e ancora le mutazioni degli stati di luce che si aggrappano al colore giocando sulla densità e sulle atmosfere.

In mostra oltre ai dipinti di Massimiliano Amico troviamo le opere di Carlo Colombo, maestro del vetro, di pregiatissime lampade, di rituali oggetti che lasciano ritrovare e hanno nel design una campionatura di significativa intellettualità.  Perché il pensare all’arte e alla produzione come una sorta di installazione oggettuale costituisce una formula nuova che porta fuori dalla museologia l’opera, per movimentarla nel quotidiano e nei luoghi più imprevisti. Lampade da tavolo, vetri istoriati, colori iridescenti, oggetti come fermati dal tempo, che richiamano gli oggetti descritti dal poeta Guido Gozzano nella sua famosa poesia “l’amica di Nonna Speranza”; lampade decò con segni e geometrie, contorni, atmosfere affondati, ricostruiti, bagnati da colori tenui o solari, colori che racchiudono il respiro di un’aria e di un colore tutto veneto che da Tiziano ai contemporanei ha svolto e svolge misura eterna.

Lux Mundi lascia scoprire profili, spazi di terra, di mare e di cielo, -che non sarebbero dispiaciuti a Gabriele D’Annunzio-; hanno dato vita a questa cattedrale unica che è  la mostra di questi due artisti, stimolante e monumentale, sacrale e fascinatoria, febbrile e intellettiva, musicale, misteriosa; perché luce e colore vi hanno già importato una porzione di eternità.

Carlo Franza

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