Francesco Giusti (Venezia 1952) appartiene a una generazione di poeti che segue quella dei nati negli anni Venti, come Pasolini, Loi, Pedretti e altri. La sua è una generazione che scrive tanto in dialetto che in lingua, una generazione, cioè, per la quale il movimento, quasi l’andirivieni da una lingua all’altra, è connaturato al gesto poetico. Le due lingue si nutrono l’un l’altra e vivono così intimamente l’una per l’altra, che anche quando una delle due sembra assente, essa dev’essere considerata virtualmente presente. Giusti scrive soprattutto in un inconfondibile, asintattico, rigoglioso italiano, ma c’è sempre dialetto nella sua poesia in […]