Giorgio Cutini. Il miracolo del tempo negli scatti del fotografo anconetano.
Di professione chirurgo, ma vi assicuro, artista di eccellenza nel campo della fotografia. Un discorso a più capitoli che Giorgio Cutini, anconetano, segna da tempo, assiduamente, avendo lasciato il pubblico spesso sorpreso da scatti che raccontano il tempo, la memoria, la storia, il presente, la quotidianità, le architetture, le bellezze d’Italia come nella sequenza su “Roma”. Ora una sua mostra personale dal titolo “Tra tempo e racconto” si tiene a Milano ad Artestudio26, ove oltre trenta scatti fotografici in bianconero ci danno una chiara idea di quanto lavoro anzitutto di pensiero e poi di tecnica ci sia. Con Giorgio Cutini, che da anni compone capitoli fotografici di svelante spessore, l’immagine della fotografia si pone particolarmente rilevante, perché trasforma l’esperienza, la vita, in un susseguirsi di istanti isolati e discontinui fra loro, suggerendo una nuova percezione dell’esistenza, e una ridefinizione del senso e del funzionamento della storia. La fotografia ponendosi come primo medium assoluto illumina la natura, e ogni scatto contiene una miriade di frammenti, di piccoli ma significativi passaggi che hanno catturato poesia, coscienza, conoscenza, abitudine, memoria, desiderio, utopia, ecc. Alla luce dello sguardo fotografico l’esistenza appare segnata continuamente dalla fine, in una successione di immersione e ritorno, facendo anche percepire una circolarità tra la vita e la morte; tanto che la perdita di ogni senso della fine o della finalità del tempo determina una nuova immagine dell’identità e del piacere. D’altronde elementi costituitivi della storia sono le abitudini, la distrazione, il medium, la natura, la morte e il piacere; su tutto gravita il tempo. I panorami anticipano la fotografia. Il giorno e la notte, la luce e il buio, il sorgere della luna, lo scorrere dell’acqua, tutto sotto lo sguardo nostro, e del fotografo in questo caso, si muove in tempi e momenti “già stati”. Ogni cosa mostra simultaneamente il doppio volto della vitalità e della rovina, e non più opposizione vita/morte ma uno stato di circolarità vita-morte. Nelle immagini o meglio negli scatti d’autore di Giorgio Cutini emerge la potenzialità narrativa, avvolta in un tempo senza tempo. Natura, paesaggi, architetture, il mondo e la storia esibiscono un tempo circolare estensibile all’infinito. Gli scatti di Cutini sono frammenti del tempo, sono un momento originario e creativo, infrangono il corso del tempo, spaziano fra tempo biologico e tempo della storia; tempo dell’io e tempo dell’opera coincidono, ed è qui che le circostanze aprono gli spazi dell’immaginazione, il racconto dello scorrere inesorabile.
Giorgio Cutini è nato a Perugia nel 1947. Vive ad Ancona dal 1974 dove svolge attività di chirurgo e per vocazione fotografo. Fondamentale per la sua formazione fotografica l’incontro con Ugo Mulas e Mario Giacomelli. Si è inoltre dedicato alla fotografia scientifica nell’ambito della sua attività chirurgica. Ha tenuto numerose personali sia in Italia che all’estero, partecipando anche a varie rassegne di spessore come “Nuovi Scenari” a Teglio nel 2009. E’ stato membro fondatore del Manifesto passaggio di frontiera del 1995 e tra gli ideatori della galleria Kn di Ancona. Ha curato e pubblicato libri d’arte e cartelle di incisioni e fotografie con artisti e poeti contemporanei. Ha vinto nella XX edizione 2008 il Premio delle Arti Premio della Cultura per la Fotografia, con una giuria internazionale presieduta dal Prof. Carlo Franza. Del suo lavoro hanno scritto numerosi critici e intellettuali, da Carlo Franza ad Armando Ginesi, da Umberto Piersanti a Francesco Scarabicchi.
Carlo Franza