La collezione di Nanda Vigo in mostra alla Fondazione Cardinale Lercaro a Bologna. Opere dei più importanti artisti europei degli anni Sessanta.
Di degnissimo rilievo, di valorosa importanza storica la mostra composta da un centinaio di opere, dal titolo “Affinità elette”, a cura di Andrea Dall’Asta SJ. che si tiene presso la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro – Raccolta Lercaro di Bologna (fino all’8 maggio 2016). E’ la collezione di Nanda Vigo. Le “Affinità elette” infatti sono quelle personalità che la Vigo ha incontrato e appunto “eletto” a interlocutori del proprio lavoro e delle sue preferenze in campo artistico e, di converso, sono anche gli artisti che a loro volta hanno scelto Nanda Vigo come riferimento. La collezione comprende opere di Accardi, Agnetti, Alviani, Armando, Aubertin, Beuys, Bischoffshausen, Brindisi, Bruno, Cappello, Carrega, Chin, Colombo, Corona, Dadamaino, Dangelo, Fabbri, Fabre, Fontana, Goepfert, Gruppo Ton Fan, Holweck, Isgrò, Leblanc, Mack, Manzoni, Megert, Mendini, Mesens, Nangeroni, Nigro, Oste, Patella, Peeters, Piene, Giò Pomodoro, Lisa Ponti, Radice, Rickey, Rotella, Sabatelli, Schifano, Schoonhoven, Sordini, Stefanoni, Tadini, Talman, Turcato, Uecker, Uriburu, Van den Branden, Vandercam, Verheyen, Vigo, Volpini, Yan.
In mostra si noteranno, accanto alle opere della Vigo, parte delle sue “icone” che l’artista e designer ha raccolto nel corso di quei favolosi anni Sessanta, interfacciati con i maggiori movimenti artistici dell’epoca come il Movimento Zero. Oltre alle numerose opere degli artisti appena elencati sono esposti alcuni lavori di una piccola cooperativa d’arte, appunto “cooperarte” fondata nel 1976 – e di cui Vigo è stata promotrice –, e alcune testimonianze particolari del lavoro di Piero Manzoni come uno dei rari quadri “nucleari” (occorre ricordare che Manzoni espose presso la galleria San Fedele di Milano “Movimento Arte Nucleare”, nel 1957, e fu anche firmatari o del Manifesto “Contro lo stile”). Infatti, il lavoro di Nanda Vigo è stato perfettamente coerente con l’atmosfera sperimentale che si respirava anche a Milano, in certi ambienti, e che di lì a poco avrebbe trovato tante consonanze con il Gruppo ZERO; nel ’59 progettava le Torri Cimiteriali per il Cimitero di Rozzano (coll. Ing. Giovanardi) e la Zero House, primo ambiente abitabile ZERO, completamente bianco, se non per l’uso di effetti di luce verde o rosso, appunto in mutazione dal bianco/neon, e nel quale furono integrate opere di Enrico Castellani e Lucio Fontana. Tutto si fondava sull’assenza del colore, sostituito della luce naturale o artificiale, visibile nelle opere storiche, che affrontavano il rapporto spazio-tempo, luce-trasparenza, da cui il nome dei lavori: Cronotopo (Chronos-Topos). Nanda Vigo è dunque presente con una selezione di importanti opere relative alla sua ricerca sulla luce.
Per tutto ciò dalla mostra emergono i legami personali e lavorativi di Vigo, ma soprattutto il carattere del tutto innovativo e di ricerca di quel gruppo di artisti europei, legati da vincoli di amicizia e di comune sentimento dell’arte, con una curiosità animata da «un’energia liquida», che li spingeva ad alcune indagini tra le più interessanti degli anni ’50 e ’60. Tutto così appare come una mostra corale, che testimonia un momento estremamente fecondo dell’arte continentale, da quella dimensione artistica che per quasi un decennio si è posta sempre nuovi problemi, per giungere a sempre nuove possibilità espressive.
E’ questa esposizione non solo una mostra, un mostrare una serie di opere preziosissime, ma uno svelare proprio quelle affinità elettive che circolavano fra gli artisti del secondo dopoguerra, ed ancora una pagina certa di storia dell’arte, una pagina mirata che racconta decenni di un’Italia tutta in crescita.
Carlo Franza