Il libro“2034: A Novel of the Next World War”,  del veterano e scrittore Ackerman assieme all’ammiraglio Stavridis  arriva in libreria e  immagina uno scontro mondiale sulle tensioni Usa-Cina.  Il racconto si svolge fra fiction, ansie e avvertimenti.

E dire che l’incipit di questo libro l’avevamo gia  avuto  con “Destinati alla guerra” di Graham Allison (Fazi Editore, 2018) in cui il professore emerito di Harvard illustrava, guardando al passato, quali passi fossero  ora necessari per evitare il disastro futuro: “Qual è la soglia oltre la quale un conflitto diventa inevitabile? Nello scenario politico-economico contemporaneo, Cina e Stati Uniti sembrano proiettati verso una guerra che nessuno dei due vuole. Il motivo è la trappola di Tucidide: quando una potenza emergente minaccia di spodestare quella dominante, il risultato più plausibile è la guerra. Questa è la dinamica che scandisce da sempre la storia. A proposito della guerra del Peloponneso, che devastò l’antica Grecia, lo storico Tucidide spiegò che furono l’ascesa di Atene e la paura che la sua scalata instillò in Sparta a rendere la guerra inevitabile. Da cinquecento anni a questa parte tali condizioni si sono ripresentate sedici volte. E in dodici casi hanno portato a una conclusione violenta. Nel diciassettesimo caso, l’irresistibile avanzata della Cina rischia di entrare in collisione con un’America inamovibile.” Gli autori sono Elliot Ackerman, quarantenne scrittore pluridecorato con alle spalle otto anni nei Marine e nelle forze speciali (ha lavorato in Iraq, Afghanistan e Medio Oriente) e un anno nell’amministrazione di Barack Obama come White House Fellow. E l’ammiraglio (in pensione) James Stavridis, già a capo dello US European Command e delle forze Nato in Europa, oggi nel board del Carlyle Group dopo essere stato tra i papabili candidati vicepresidente di Hillary Clinton nel 2016 ma anche segretario di Stato di Donald Trump nello stesso anno. “La guerra con la Cina è lo scenario più pericoloso per noi e per il mondo”, scrive il generale Jim Mattis, già segretario alla Difesa durante l’amministrazione Trump. “In assenza di un metodo strategico per gestire le nostre differenze, il raccapricciante romanzo di Jim Stavridis ed Elliot Ackerman presenta una serie realistica di errori di calcolo che portano alle peggiori conseguenze. Un racconto che fa riflettere e mette in guardia ai tempi d’oggi”, aggiunge. “Il romanzo è un avvertimento per i nostri tempi e un promemoria di quanto velocemente gli eventi possano sfuggire al controllo, anche prima del 2034”, ha scritto un predecessore di Mattis, Robert Gates, capo del Pentagono durante l’amministrazione di George W. Bush.

Partiamo dal libro-romanzo. Allo scoppio della guerra la Cina ha rafforzato i suoi legami nel mondo (l’Iran è un fidato alleato) grazie alla Via della Seta. Gli Stati Uniti, invece, sono guidati da una donna, candidatasi alla Casa Bianca come “terza”, cioè battendo i tradizionali Partito democratico e Partito repubblicano. Dalla lettura di  recensioni e  anticipazioni emergono tre elementi chiari. Il primo: il fatto che lo scontro è ambientato nel Mar Cinese Meridionale, cioè nell’Indo-Pacifico, sempre al centro  dell’agenda statunitense anche con Joe Biden alla Casa Bianca. Il secondo: gli intrecci “globali” dei protagonisti. Nel cast hollywoodiano del romanzo c’è, oltre a un funzionario cinese che sgranocchia gli m&m’s e un generale dei Pasdaran con tre dita, un vice Consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, i cui legami familiari nella madrepatria, l’India, influenzano il corso della guerra. Il terzo: la centralità della dimensione cyber negli sviluppi che portano al conflitto.

Mi sono chiesto, cosa ha mosso gli autori a scrivere un romanzo simile? Per mettere in guardia il mondo, dicono gli autori. “Tra i motivi per cui non abbiamo mai finito per lanciarci bombe nucleari durante la Guerra fredda c’è il fatto che abbiamo immaginato quanto sarebbe stato terribile, quanto sarebbe stato devastante e distruttivo per la società”, ha spiegato Stavridis a Today’s   World View del Washington Post.

Nel 2034 potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale? WIRED, il magazine americano dedicato all’innovazione e alle tecnologie – una rivista che studia come le tecnologie emergenti influenzino la cultura, l’economia e la politica – ha cominciato a pubblicare in sei puntate  un estratto del nuovo romanzo dello scrittore Elliot Ackerman e dell’ex ammiraglio James Stavridis, l’ex comandante supremo delle Forze alleate della Nato, che ipotizza, in una fiction ben orchestrata, una escalation militare tra gli Stati Uniti e la Cina proprio nel corso del 2034.  Ricco di complicate provocazioni e reazioni su più fronti che si svolgono in un universo immaginario in cui le calotte polari sono solo dei gusci e Mike Pence è stato presidente per un solo mandato, il romanzo, che si intitola «2034: A Novel of the Next World War», sembra spaventosamente verosimile.

Nel corso degli ultimi anni, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina si sono deteriorate. Ed è improbabile che migliorino rapidamente. Anzi, è verosimile che al di là delle relazioni economiche le tensioni di politica estera e di sicurezza continuino a crescere tra Pechino e Washington.

Viviamo in una fase storica in cui una potenza a lungo dominante (gli Stati Uniti) deve fronteggiare una potenza emergente (la Cina). Fu proprio Xi Jinping, qualche anno fa, a evocare la trappola di Tucidide, sostenendo che Stati Uniti e Cina avrebbero dovuto fare tutto il possibile per non cadervi dentro. Resta il fatto che quando una potenza emergente minaccia di spodestare quella dominante, il risultato più plausibile è la guerra: questa è la dinamica, la «trappola» appunto, che scandisce da sempre la storia.

A proposito della guerra del Peloponneso, che devastò l’antica Grecia, lo storico Tucidide spiegò che furono l’ascesa di Atene e la paura che la sua scalata instillò in Sparta a rendere la guerra inevitabile. Come ha chiarito il professore emerito di Harvard Graham Allison in un bel libro di qualche anno fa («Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide?») che ha indagato le diverse sfaccettature della contesa tra Stati Uniti e Cina, da cinquecento anni a questa parte tali condizioni si sono ripresentate sedici volte; e in dodici casi hanno portato a una conclusione violenta. Allison ha spiegato anche come in passato una prudente e ingegnosa arte di governo sia riuscita a evitare la guerra, e quali dolorosi passi siano oggi necessari per evitare il disastro; e si tratterà di trovare qualche forma di “competizione strategica gestita”, che possa definire anche una cornice per i paesi terzi. A questo punto, tuttavia, i due paesi non sono solo concorrenti strategici ed economici; hanno anche iniziato a dividersi in sfere tecnologiche sempre più separate, trasformando la corsa alle innovazioni nell’intelligenza artificiale, nel calcolo quantistico e nelle armi informatiche in quello che potrebbe diventare un gioco a somma zero. E non sparirà neppure la politica ipernazionalista, perché “si tratta di qualcosa che ci divora”.

La redazione della rivista americana racconta che qualche tempo fa, discutendo con Elliot Ackerman, è venuta a sapere che lo scrittore e romanziere stava finendo un romanzo, scritto a quattro mani con l’ammiraglio James Stavridis, che cerca di immaginare in che modo le attuali condizioni politiche e tecnologiche potrebbero sfociare in una guerra tra gli Stati Uniti e la Cina.

Ackerman, che ha scritto cinque romanzi e un libro di memorie, ha prestato servizio in cinque missioni come Marine in Iraq e Afghanistan ed ha alle spalle un mandato come membro della Casa Bianca durante l’amministrazione Obama. Stavridis, invece, ha comandato flotte di cacciatorpediniere, il gruppo di battaglia di una portaerei e il Comando Sud degli Stati Uniti prima di prestare servizio come comandante supremo delle Forze alleate della NATO dal 2009 al 2013; in seguito è diventato preside della Fletcher School of Law and Diplomacy alla Tufts University. Si tratta di due autori che si occupano di sicurezza nazionale; e nessuno dei due brama una guerra con la Cina.

Stavridis ha poi spiegato alla rivista che per scrivere il romanzo ha tratto ispirazione dalle opere di narrativa uscite nel corso della Guerra fredda. Forse, ha detto, uno dei motivi per cui quel conflitto non è deflagrato in una Terza Guerra Mondiale ha a che fare con il fatto che moltissimi autori hanno lavorato meticolosamente per immaginare lo scenario peggiore, per rendere l’impensabile il più possibile vivido e incisivo. Chi non ricorda «The Day After» del 1983, il film per la TV più visto di tutti i tempi, che descriveva minuziosamente le conseguenze della guerra nucleare in una città del Kansas? È stato visto da 100 milioni di americani, tra cui il presidente e i capi di stato maggiore. Il libro di Ackerman e Stavridis vive di dati estremamente veri e certi,  un lavoro  ben informato, si propone perciò di lanciare un identico incantesimo contro il “sonnecchiare”  che potrebbe condurre ad una guerra con la Cina. “L’idea di fondo di questo libro con Elliot è che un brutto esempio potrebbe aiutarci a stare alla larga da qualsiasi evento del genere” dice Stavridis.

Quindi WIRED ha deciso di fare “qualcosa di insolito”: pubblicare un estratto del libro. “Consideratelo un altro vaccino contro i disastri. Per fortuna, questa dose non causerà una febbre temporanea; e si dà il caso che sia una splendida lettura. Si scopre che perfino un sogno angoscioso può essere eccitante, specie quando il futuro che ci emoziona di più è quello in cui quegli incubi non si avverano mai”.

Carlo Franza

 

 

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