Domenico Gnoli l’esploratore della realtà e del dettaglio in mostra alla Fondazione Prada di Milano.
“Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia
di deformare: io isolo e rappresento.”
(Domenico Gnoli).
Milano, 6 ottobre 2021 – Fondazione Prada presenta a Milano la mostra “Domenico Gnoli” dal 28 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022. Questa retrospettiva si inserisce in una sequenza di mostre di ricerca che Fondazione Prada ha dedicato a figure di outsider come Edward Kienholz, Leon Golub e William Copley, difficilmente assimilabili alle principali correnti artistiche della seconda metà del Novecento. L’obiettivo è esplorare la pratica di Gnoli e leggere la sua attività come un discorso unitario e libero da etichette, documentando connessioni con la scena culturale internazionale del suo tempo e suggerendo risonanze con la ricerca visiva contemporanea. “Domenico Gnoli” sviluppa inoltre le intuizioni di chi, in passato, ha interpretato l’artista dal punto di vista storico e critico in modo originale, riconoscendo l’ispirazione che Gnoli ha trovato nel Rinascimento ed evidenziando il valore narrativo delle sue opere. La mostra, concepita da Germano Celant, riunisce più di 100 opere realizzate dall’artista dal 1949 al 1969 accompagnate da altrettanti disegni. Una sezione cronologica e documentaria con materiali storici, fotografie e altre testimonianze contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970), a più di cinquant’anni dalla sua scomparsa. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con gli archivi dell’artista a Roma e Maiorca, custodi della storia personale e professionale dell’artista. La carriera di Gnoli, nipote di Domenico e figlio di Umberto Gnoli, entrambi critici e storici dell’arte, inizia nel segno della duplicità: da una parte il suo lavoro di scenografo, disegnatore di costumi e illustratore, dall’altra l’opera pittorica. Nel 1955 le sue scenografie per la commedia pastorale Come vi piace (As You Like It) di William Shakespeare presentata all’Old Vic di Londra ricevono un grande consenso e lo fanno conoscere anche negli Stati Uniti. Dal 1959 vive tra Roma, New York, dove espone in diverse gallerie e lavora come illustratore per riviste e pubblicazioni, Parigi e Londra per poi stabilirsi dal 1963 a Deià nell’isola di Maiorca. Nel 1964, anno della consacrazione internazionale di Robert Rauschenberg, Leone d’oro alla Biennale di Venezia, Gnoli compie un salto linguistico che lo porta a far emergere la propria pittura analitica accanto ai risultati ottenuti come scenografo e illustratore. In una lettera dell’anno successivo l’artista stesso racconta questo sviluppo: “Ho sempre lavorato [come pittore] come adesso, ma non lo si vedeva, perché era il momento dell’astrazione. Solo ora, grazie alla Pop Art, la mia pittura è diventata comprensibile. Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento. I miei temi derivano dall’attualità, dalle situazioni familiari della vita quotidiana; dal momento che non intervengo mai attivamente contro l’oggetto, posso avvertire la magia della sua presenza”. Da allora la sua traiettoria incrocia i percorsi del minimalismo, dell’iperrealismo e della Pop Art, anche se, come ha osservato lo scrittore francese André Pieyre de Mandiargues, “lo stile pittorico di Gnoli nel momento stesso in cui descrive le cose banali che compongono l’ambiente dell’uomo, le illumina. Illustrandole le nobilita; mentre gli artisti pop le volgarizzano.” Gnoli si sente inoltre parte di una tradizione di pittura italiana “non eloquente” che deriva dalla lezione di Masaccio e Piero della Francesca e continua con Piranesi, de Chirico, Carrà, Severini e Campigli. Il suo lavoro è influenzato anche da grandi artisti contemporanei come Bacon, Balthus, Dalí, Magritte, Shahn e Sutherland. Come spiega Salvatore Settis, “per conquistare la perfetta ineloquenza, l’impassibilità delle cose e la sospesa magia di una realtà impersonale, bisognava voltare le spalle a quella tradizione così amata, capovolgere l’ordine dei valori. Negare la ‘decorazione’ mediante una nuova esplorazione della realtà attraverso il dettaglio”. La nuova ricerca artistica di Gnoli abolisce quindi il contesto e si concentra sul particolare di un corpo umano o di un oggetto, sottolineandone la potenziale sensualità e carica energetica. Questa pittura precisa e materica che valorizza le superfici, i colori e i materiali propri di elementi organici e inanimati è caratterizzata anche da un rigoroso taglio fotografico. Un approccio documentario che “mette sullo stesso piano tutte le cose, naturali e artificiali, esprimendo una volontà egualitaria: la rivincita degli elementi insignificanti e squalificati dalla classifica dei valori: il basso e il secondario, l’accessorio e il trascurabile”, come ha osservato Germano Celant. L’apparizione improvvisa sulla tela di elementi apparentemente incongrui quali busti, ciocche di capelli, scarpe, poltrone, cassetti, cravatte e bottoni rappresenta uno stimolo visivo e mentale per l’osservatore. È un invito a completare queste immagini misteriose in bilico tra realtà e immaginazione, collocate al centro di “un teatro sensuale e carnale dove si attua il continuo scambio tra le cose e i corpi, protagonisti di una complicità totale.” L’allestimento progettato dallo studio 2×4 di New York per i due piani del Podium evoca la disposizione e le caratteristiche di ambienti museali novecenteschi tracciando prospettive lineari che dividono lo spazio espositivo in una sequenza di nuclei monografici. Le opere dell’artista sono infatti raggruppate in serie tematiche, grazie alle quali è possibile riconoscere come ogni opera abbia generato altri suoi lavori in una coerente direzione espressiva. I dettagli carichi di significato dipinti da Gnoli suggeriscono nella mostra enigmatiche biografie degli oggetti rappresentati e testimoniano la convinzione dell’artista nel perseguire la propria ricerca in una radicale rilettura della rappresentazione classica. Una pubblicazione scientifica, edita da Fondazione Prada e ideata graficamente da Irma Boom, completa la mostra. Attraverso un nuovo saggio scritto per la mostra da Salvatore Settis e due parallele cronologie illustrate che inseriscono Gnoli nel tempo storico e artistico in cui opera, il volume ricostruisce la carriera e la biografia dell’artista.
Carlo Franza