Luca Gori, attualmente Vice Capo di Gabinetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha appena pubblicato un interessante ed originale libro dal titolo “La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post-sovietica” (Luiss University Press, 2021) nel quale fornisce un’approfondita e documentata analisi del Paese e della sua cultura politica.

Il libro di Luca Gori, illustre diplomatico, è un affascinante viaggio nel pensiero e nella cultura di un popolo fortemente conservatore e, a mio avviso, un punto di riferimento forte per chi in Occidente   pensa di abbandonare, -come abbandona- origini e tradizioni, o meglio si tiene lontano dalle proprie radici cristiane. Non è così per la “Russia eterna”, oggi modello significante in un quadro di geopolitica   europea. Lontani ormai da vecchie ideologie, la cultura russa dominante può essere un buon termine di paragone e non solo, per l’Europa,  ma modello carico di valori e di realtà.

Ecco la scheda del libro redatta dall’editore:
“La Russia è diventata la patria del pensiero conservatore. Dopo la caduta del muro di Berlino e l’insuccesso dell’esperienza liberale di El’cin, Mosca ha scelto di perseguire una sua originalità, distinta dall’Occidente, intraprendendo un percorso di sviluppo ispirato alla sua unicità storica e culturale e libero dalla necessità di imitare modelli esterni di modernizzazione. Il discorso politico di Vladimir Putin ha promosso i valori della “Russia eterna”, raccontata come Stato-civiltà dotato di un’autonoma dimensione geopolitica. Questo libro, analizzando i concetti fondanti del nuovo conservatorismo russo e il pensiero degli intellettuali che lo hanno ispirato, ricostruisce la parabola attraverso cui la nuova ideologia è diventata cultura politica dominante. L’autore traccia anche gli scenari futuri che il conservatorismo potrà generare a livello internazionale: se l’Occidente vorrà avere un rapporto stabile e prevedibile con la “Russia eterna”, dovrà mostrarsi realista e pragmatico, individuando specifiche aree di cooperazione con Mosca, nonostante le divergenze di valori e interessi che continueranno a esistere.” 

Putin –osserva  Luca Gori– ha corretto alcune evidenti storture del sistema emerso nel 1991, riducendo il potere degli oligarchi o fidelizzandone le attività, restituendo un ruolo più profilato allo Stato nei settori strategici e affidando al governo un’ampia funzione regolatrice. Al contempo, ha mantenuto dritta la rotta sull’economia di mercato, sul libero commercio e sulla piena integrazione della Russia nell’economia mondiale. (…) Putin ha sempre rigettato l’idea di una Russia economicamente isolata”.

Secondo Gori, “la Russia sembrerebbe confermare l’idea occidentale di un paese radicalmente revisionista del sistema liberale … Ma – a ben guardare – la realtà si rivela più articolata”. Il Cremlino  osteggia il ruolo di un Occidente  assoluto  dispensatore di patenti di moralità e la pretesa universalista della liberal-democrazia ma  dà  valenza al  principio di convivenza tra civiltà diverse, inclusa quella occidentale.  E’ certo ormai  che la Russia è  un paese culturalmente europeo e  sa di avere bisogno di un rapporto con l’Occidente di fronte all’incognita della Cina.

“Nell’accettare le implicazioni di una coesistenza di civiltà – conclude Gori – si rischia di essere accusati di arrendevolezza rispetto ai propri principi e ideali. Senza rinunciare a promuovere i valori occidentali o a criticare quelli del conservatorismo russo o cinese, è giunto il tempo di prendere coscienza, come atto di realismo non come resa ideologica al sovranismo o all’approccio di civiltà, che il progetto di convergenza universale verso la democrazia liberale, per quanto auspicabile, non è più alla portata … e che quindi dovremmo provare a immaginare un nuovo sistema internazionale, con un perimetro globale ampio, pluralista e inclusivo. Un “ordine di ordini”, che respinga tanto il nazionalismo sciovinista quanto il cosmopolitismo asettico”.

Luca Gori, La Russia eterna. Origini e costruzione dell’ideologia post-sovietica, Luiss University Press, Roma, 2021, pp. 228, € 20,00.

Luca Gori, nato a Firenze nel 1968, è diplomatico di carriera ed autore di vari saggi e articoli su temi di politica internazionale. Dal 1999 al 2003 è stato Primo Segretario presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca e dal 2003 al 2007 Consigliere alla Rappresentanza permanente italiana presso l’Unione Europea. Dal 2010 al 2014 ha prestato servizio presso l’Ambasciata d’Italia a Washington e attualmente lavora a Roma, come Vice Capo di Gabinetto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.  Nel 2007 ha pubblicato “Il russo del diplomatico” , nel 2008 “L’Unione Europea e i Balcani Occidentali“, nel 2015 “L’America allo specchio” e nel 2018 (con Alessandro Aresu) “L’interesse nazionale: la bussola dell’Italia” (Il Mulino).

Carlo Franza

 

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