Svolta epocale per la Chiesa cattolica. Molti si chiedono, e ancor più gli intellettuali, chi sarà il prossimo papa?  Era già nato il prossimo papa nel periodo del Concilio Vaticano II?   Sarà una figura di transizione, o è qualcuno che ha appreso molto dai predecessori, vale a dire durante i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e di Papa Francesco? Vista la forse imminente chiusura di una stagione, la domanda è dunque legittima: dopo Papa Francesco, chi verrà? Chi sarà il nuovo papa? A porsi la domanda non è un laicista e nemmeno un bookmaker, ma un cattolico romano documentato, che ha nome George Weigel, studioso, ed è stato  biografo di Giovanni Paolo II (Testimone della speranza. La vita di Giovanni Paolo II, Milano, Mondadori 2005), conosciuto anche per un altro testo fondamentale, un libro in cui propone un cambiamento di significato del termine “evangelico”, portando filoni di fede protestante dentro il cattolicesimo romano impegnato (Cattolicesimo evangelico, Siena, Cantagalli 2016). Weigel è uno studioso di chiara fama, uno di quelli che contano, e diciamolo a chiare lettere, è esponente del cattolicesimo americano conservatore che pare da qualche tempo fa storcere il muso ai seguaci bergogliani, dando anche filo da torcere -perché “di destra” – a Papa Francesco. Bene, nel libro “Il prossimo papa. L’ufficio di Pietro e la missione della chiesa”, Verona, Fede & Cultura 2021, Weigel traccia un identikit del nuovo papa. E se provate a leggerlo capirete subito quale sia la sua lettura critica del papato di Francesco. Nel libro Weigel propone cosa dovrà fare il nuovo papa per fronteggiare le sfide del XXI secolo, e soprattutto affrontare una riforma della Chiesa incentrata su Gesù Cristo a motivo dei gravi fallimenti istituzionali e soprattutto della confusione liturgico-dottrinale degli ultimi decenni. E’ arrivato in Italia “Il prossimo Papa” (The Next Pope) di George Weigel, pubblicato l’anno scorso in America da Ignatius Press e ora da noi da Fede & Cultura. Weigel, teologo e biografo di Giovanni Paolo II ci dice cosa dovrebbe essere e cosa dovrebbe fare il successore di

Francesco, quello che quest’ultimo, prefigura si chiamerà “Giovanni XXIV” e forsanche Giovanni Paolo III. Nel libro trattati tutti gli aspetti di una specie di “agenda papale”.  E se ci sono pagine che punzecchiano chiaramente l’operato di Papa Bergoglio, non in modo nascosto ma in modo chiaro, aperto; si parla senza mezzi termini di “nuova evangelizzazione”. Il nuovo papa “dovrà dedicarsi pienamente alla nuova evangelizzazione come la grande strategia della Chiesa del XXI secolo” (p. 23). Per “evangelizzare”, la chiesa di Roma deve, secondo Weigel, riappropriarsi della sua identità di chiesa sacramentale, gerarchica, coniugando tutto ciò con il suo patrimonio consolidato di dottrine e prassi consegnate dalla tradizione: la “pienezza della fede cattolica”. Dal suo punto di osservazione nord-americano, Weigel dice che “i rami in crescita del protestantesimo nel mondo sono evangelici, pentecostali o fondamentalisti” (p. 56), tutti caratterizzati da “un insegnamento chiaro e salde aspettative morali”; il “cattolicesimo light porterà al cattolicesimo zero” (p. 59), alla perdita della fede e ad un processo dissolutivo. Chi non ha visto come Papa Bergoglio si è lasciato invischiare nel proporre un cattolicesimo light?

Nel capitolo “Il prossimo papa e il ministero petrino”  l’attacco a Bergoglio è palese, ecco cosa leggiamo: “Il nuovo papa dovrà badare a non parlare in modo da confondere le proprie opinioni personali con il costante insegnamento della Chiesa” (p. 46); egli dovrà anche “accogliere e rispondere alle domande e critiche serie di coloro che condividono la cura e la responsabilità della Chiesa” (p.43); “La sua testimonianza può venir meno quando il papa si rivolge agli altri con una durezza tale da sminuire sia la propria dignità cristiana sia quella di coloro che critica” (p. 47). Parole chiare e indicative sia sul nuovo papato che sulla politica attuale bergogliana, chiaramente latinoamericana, terzamondista e di sinistra.

Nello stesso capitolo e nel successivo, Weigel osserva che il nuovo papa dovrà confermare la prevalenza della Chiesa universale su quelle particolari e “dovrà richiamare le chiese locali ribelli, il cui interesse rivolto unicamente alla propria situazione le ponga de facto in stato di apostasia o di scisma” (p. 51). Si invita anche il nuovo papa ad evitare il “protagonismo papale”. Si precisa che “la dottrina è liberante e il cattolicesimo può e deve caratterizzarsi tanto per la chiarezza dottrinale quando per la manifestazione della misericordia” (p. 55). Anche queste osservazioni sono chiaramente interpretabili e rimandabili alle scelte e agli orientamenti assunti da Papa Bergoglio. Weigel da cattolico conservatore si fa interprete di un  linguaggio molto cattolico, fa riferimento alla salvezza tramite il battesimo, alla gerarchia romana, al primato papale, all’impegno mariano; e ancora il Weigel tradizionalista crede che tutto del cattolicesimo (Concilio di Trento, Vaticano I, dogmi mariani, le devozioni, le processioni, il Rosario ecc.) debba essere tenuto e niente disperso; perché  tutto ciò è molto cattolico. Vengono però assunte anche alcune posizioni chiare e utili, come la condanna dell’Ospolitik, la centralità della missione evangelizzatrice, la condanna del pauperismo e dell’interventismo sui problemi sociali senza una adeguata informazione.

E chiaramente visibile che il papato di Papa Bergoglio è ormai entrato in una fase irreversibilmente declinante, è al tramonto, in una specie di autunno-inverno che segna la fine di un’età. E non solo per una questione anagrafica, perché papa Bergoglio è anziano e di salute precaria; il motivo è più profondo e lascia vedere la parabola discendente in cui il pontificato attuale si trova, perché se all’inizio il pontificato era frizzante per l’uso di termini e linguaggi aperti a “missione” e “riforma”, poi il decennio bergogliano si è impantanato in mille difficoltà, interne alla chiesa cattolica o addirittura causate dalle ambiguità stesse di Bergoglio. E alla fine dopo aver letto questo libro di Weigel, quasi profetico, aggiungo che è un libro che si mostra fortemente critico su Papa Bergoglio senza parlare espressamente di Bergoglio, auspicando sì un Giovanni XXIV, ma pensando e mettendo in cornice maggiormente un Giovanni Paolo III. “Ho invitato il papa a visitare la città di Ragusa in occasione del settantacinquesimo anniversario della fondazione della Diocesi nel 2025. Il Santo Padre ha fatto un sorriso e un cenno di assenso e con una battuta mi ha risposto dicendo che nel 2025 sarà Giovanni XXIV a fare quella visita”. Lo racconta il vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, che è stato ricevuto in udienza privata da papa Francesco nella Biblioteca del Palazzo apostolico in Vaticano.

Carlo Franza

 

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