A Firenze nel progetto “Scenari”  presso il Plus Florence  troviamo la bella mostra personale che campiona significativamente il percorso artistico di Giuseppe Ravizzotti. Con “Scenari” si trovano ad essere coinvolti, ogni volta, sei artisti con sei mostre personali. Tra i sei di questo capitolo  ecco Giuseppe Ravizzotti, le cui opere hanno  mosso non solo il mio  interesse ma anche un pubblico attento a vivere i processi creativi in un clima di saccheggiamento della realtà, perchè il futuro è ora, fra rappresentazioni e interpretazioni, e  ci porta a cogliere il nuovo destino della bellezza.

Tutta la grande attenzione per il realismo italiano che in pittura ha trovato fertile attestazione negli anni Cinquanta subito dopo la seconda guerra mondiale, si innesta anche nella significativa pittura di Giuseppe Ravizzotti, per la grande presa sulla storia del nostro tempo, sul narrare eventi e quotidianità; allora ci furono  Corrado CagliAldo Carpi, Carlo Levi, Anton Zoran Music e Aligi Sassu, Ernesto Treccani e altri. Naturalmente tutto allora partiva da una ideologia imperante che muoveva arte e cultura, mentre oggi l’umanità, a seguito della globalizzazione, si trova in una situazione limbale, angosciante, dove i flussi spostano intere popolazioni alla ricerca di un futuro migliore. Ma ciò non è cosi vero ed è da questo panorama politico, economico e drammatico che restano centrali le immagini di un racconto che incendia il percorso artistico di Giuseppe Ravizzotti, immagini di limpida intelligenza, capaci di comunicazioni semplici e impiegate nella linea d’una ricerca energica, di mirate allegorie, tra elementi cromatici chiaroscurali e architetture di segno, tracciati lirici e articolazioni formali che individuano ogni struttura delle opere e ne movimentano i fermenti che circoscrivono il senso delle immagini. Donne giovani e non, figure, profughi mossi in processione, madri, paesaggi di un tempo che diventa mito.  Ogni opera va letta con lo stesso esame sentimentale e biografico, evocativo e dolente, grazie all’inquietudine del segno e alla sua ripetibilità visionaria, estreme essenze emotive e circospezioni tematiche dentro cieli aperti e originali, ma anche di speranza. Potremmo senza dubbio dire che questo lungo e circoscritto racconto di Giuseppe Ravizzotti umanizza la materia, perché la fisionomia del mondo muove la suggestione di una figuralità che potrebbe dirsi profetica, la natura inventa se stessa a contatto con la qualità e l’estasi, e l’artista è sempre pronto a cogliere le istanze della luce che in ogni opera vi ha calato, e non solo, e soprattutto i presentimenti della “condizione umana”. Il gioco della luce anima e fa rifluire ossessivamente la visione della solitudine. La vaga trama del segno e i processi visivi che rimandano a Scanavino e accerchiano anche i canoni espressivi di Mathieu, esprimono una componente essenziale dell’ansia di vivere, la descrizione dell’esistenza. Il suo racconto è una storia civile e umana, carica di oggettiva amaritudine, intrisa di concezione memoriale, che recuperano altamente le esigenze della coscienza.

Giuseppe Ravizzotti nasce a Vignale (No) nel 1960. Vive e lavora a Caltignaga – Novara. Inizia a dipingere nel 1982. Dopo una lunga pausa riprende la pittura nel 2006. Nel 2008 ha inizio il periodo pittorico che lo avvicina all’action painting di J. Pollock e all’interpretazione pittorica dell’espressionismo astratto di M. Rothko, De Kooning, Sam Francis, Motherwell, G. Richter, Corpora, E. Vedova, lasciando spazio alla spontaneità del rapporto dell’artista con l’opera ed al privilegiato ruolo dell’inconscio nel processo creativo. Comincia ad esporre nel 2008. Nel 2011 sente il bisogno di proporre opere dal gesto figurativo più dichiarato perché comprende che certe sensazioni, questioni intime, messaggi e sofferenze hanno bisogno di essere “lette” ed “espresse” con “linguaggi differenti dall’astratto”, che certe vibrazioni devono essere codificate con “figure e forme conosciute”. Ecco il perché del figurativo “contaminato”, rigorosamente in Bianco e Nero, che non abbandona il dripping sempre presente “sotto alla figura” come “segno”, “graffio”, “taglio”, “anima”. Parallelamente all’attività di pittore, dal 2011 si esibisce in Live Performances esplorando l’improvvisazione gestuale accompagnato da musica dal vivo, dando vita ad opere di grandi dimensioni composte da un insieme costituito tra i 200 ed i 400 tasselli ognuno di dimensioni 10x10cm, unici, autenticati, numerati e firmati di pugno. Gesto & Musica. Piccole opere che diventano ognuna “parte del tutto”. Ha tenuto collettive a Firenze, Milano, Roma, Spotorno, Fucecchio, Novara, Savigliano, Torino, Punta Ala, Moniga del Garda, Capri, Oleggio, ecc.  Ha tenuto personali a Milano, Novara, Livorno, Rho, Bologna, Trieste Galliate, Spongano, e Firenze. Nell’aprile 2022 è l’illustre Storico dell’Arte Prof. Carlo Franza, ad invitarlo a tenere una mostra personale dal titolo “Narrazioni dell’oggi” al Plus Florence di Firenze nel Progetto “Scenari”. Ed è ancora il Prof. Carlo Franza ad invitarlo nel Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” in occasione della 59ma Biennale d’Arte a Venezia nel 2022. Presente su quotidiani, riviste e diverse trasmissioni televisive. I suoi lavori sono stati passati in Aste Ufficiali. Della sua pittura si sono interessati vari critici.

Carlo Franza

 

 

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