La Fortezza Firmafede di Sarzana, nota anche come Cittadella, complesso mediceo della cinta muraria sarzanese e protagonista della vita culturale della città, ospita fino al 5 febbraio 2023 l’esposizione ‘SALVADOR DALÍ. Dante e il viaggio del Genio’, promossa dal Comune di Sarzana, organizzata da Comediarting e curata da Gina Ingrassia. Cento xilografie a colori di Salvador Dalí raccontano e reinterpretano in modo originale e rivoluzionario il viaggio di Dante nella Divina Commedia, il capolavoro trecentesco le cui prime traduzioni in lingua straniera furono proprio in castigliano e catalano. Il legame di Dalí con l’Italia è stato forte e intenso. L’artista amò profondamente l’Italia, che ha percorso e visitato più volte nell’arco della sua vita, e la cultura del Belpaese, infatti, è stata oggetto di studi approfonditi e spesso fonte d’ispirazione per la realizzazione dei suoi dipinti. Il rapporto di Dante con la città di Sarzana è stato altrettanto importante, legato in particolare a un episodio che vede il Poeta presente nella cittadina agli inizi di ottobre del 1306, quando vi soggiornò nel ruolo di ‘ambasciatore’ di pace per dirimere, con successo, la lunga trattativa fra i Malaspina dello Spino Fiorito e il Vescovo Conte di Luni.

Dopo il ricco calendario di iniziative che la città ha dedicato a Dante, in occasione dei 700 anni dalla nascita, torna un ulteriore omaggio al Sommo Poeta e al suo capolavoro reinterpretato da uno dei più grandi artisti del Novecento, Dalì. “Abbiamo pensato a Sarzana come a una grande città di cultura, capace di ospitare ogni anno grandi mostre di livello nazionale e internazionale e abbiamo realizzato questa ambizione – dichiara il sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli. – Grandi artisti come Banksy e Obey sono un omaggio alla contemporaneità di Sarzana, riscoprire Gian Carozzi o Piero Colombani un omaggio alla sua storia. La Mostra di Salvador Dalì rappresenta insieme l’orgoglio di proporre a Sarzana un artista globale come il Maestro surrealista spagnolo e l’orgoglio della nostra identità sarzanese, con un racconto di Dante Alighieri che ha mosso i suoi passi nella nostra città. Sarà una mostra anche didattica, per offrire ai ragazzi delle nostre scuole lo studio di due artisti assoluti che si incrociano a Sarzana”.

L’esposizione sarzanese propone un interessante excursus sulla Divina Commedia e un avvincente dialogo tra due geni della cultura, lontani nel tempo e nello spazio ma uniti reciprocamente da un’interpretazione del mondo per certi versi simile che apre a suggestivi scenari metafisici e a mondi visionari. Le cento xilografie a colori presentate in mostra, che costituiscono uno dei capolavori illustrati del secolo scorso, sono il risultato di un ambizioso progetto che ha una lunga e articolata storia. È il 1949 quando il Governo Italiano, in vista delle celebrazioni per i 700 anni della nascita di Dante, che si sarebbero svolte nel 1965, commissiona a Dalí un’opera colossale che prevede l’illustrazione della Divina Commedia, progetto che per alterne vicende e ragioni indipendenti dalla volontà dell’artista subisce variazioni continue non giungendo mai a compimento nella forma ipotizzata.

Gli acquerelli realizzati da Dalí portano, infine, alla realizzazione delle cento tavole xilografiche, frutto di ulteriori cinque anni di lavoro con il coinvolgimento di alcuni tra i migliori maestri incisori dell’epoca che utilizzarono ben 3.500 legni sui quali furono impressi progressivamente i trentacinque colori di ogni tavola. Un’opera straordinaria e stupefacente che da una parte racconta la Divina Commedia e dall’altra rappresenta la sintesi del percorso personale e artistico di Salvador Dalí.

Le cento opere, divise in tre sezioni che ripercorrono i tre regni ultraterreni, raccontano attraverso il linguaggio immaginifico e la cifra stilistica di Dalí il capolavoro di Dante in maniera fortemente personalizzata. Non si aspetti dunque il visitatore una corrispondenza precisa e puntuale tra immagini e Canti, peraltro ancora oggi oggetto di studi e indagini tra esperti, poiché Dalí sembra selezionare e voler riportare sulle tavole preferenzialmente gli episodi che sono vicini alla sua storia personale e i personaggi che sollecitano la sua immaginazione e appartengono in qualche modo al suo universo psichico. Il risultato è una ‘nuova’ Divina Commedia che, filtrata attraverso la sensibilità e l’immaginario del maestro di Figueras, diviene di fatto un nuovo viaggio parallelo dentro la psiche e le suggestioni stesse dell’artista che si trova a confrontarsi con essa e con sé stesso. Il percorso espositivo, nel rispetto della segnatura indicata sul retro di ogni opera del corpus presentato in mostra, segue la corrispondenza tra immagine e canto elaborata dallo studioso tedesco Wolfgang Everling. Un Inferno inaspettato è restituito all’osservatore attraverso trentasei opere dove arditamente trovano spazio la luce e i colori del Mediterraneo al posto delle ombre e delle tinte fosche e cupe convenzionali del regno degli inferi e dove primeggiano figure insolitamente alternative rispetto alla consuetudine, basti pensare a Minosse e Achille e Polissena, scelti insolitamente al posto di Paolo e Francesca a rappresentare il V canto, al quale Dalí dedica ben tre tavole.

Personaggi fantastici e metafisici paesaggi caratterizzano ciascuna delle trentaquattro tavole del Purgatorio, donando un volto e un’immagine ai protagonisti e alle storie raccontate dalla cantica. È il “mondo di mezzo”, inteso come ponte tra le atmosfere oniriche e surreali dell’Inferno e le iconografie celesti del Paradiso, per il quale l’artista adotta un registro pittorico che testimonia, nelle forme e nell’operato dei suoi protagonisti, l’incredibile fatica del “salire”.

E, infine, le trenta tavole del Paradiso, l’ultimo regno, collocato da Dalí “né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra ma esattamente nel centro del petto dell’uomo che ha fede” dove emerge, ancora una volta, la concezione metafisica e psicologica della Commedia e la grande forza evocativa delle immagini, alcune delle quali si fanno sempre più grandi, morbide e rassicuranti, altre invece evanescenti, leggere, eteree, immerse nel bagliore della luce. Un’opera visiva straordinariamente innovativa, che si distanzia da qualunque precedente interpretazione figurativa della Commedia, in cui Dalí ripercorre per intero la personale evoluzione artistica chiamando in rassegna tutto il suo bagaglio iconografico, composto di oggetti molli, grucce, corni di rinoceronte e ossa volanti, e opera una sintesi di quel ricchissimo e poliedrico mondo interiore che riversa nella sua arte, le atmosfere surrealiste e il misticismo, il liquefarsi del tempo e dello spazio, il metodo paranoico critico e gli arditi spazi metafisici, i richiami all’arte classica e ai maestri del Rinascimento, dando vita a una suggestione e a una tensione psichica continue, dove l’occhio corre e si perde nella bellezza e lucentezza del colore e nell’evanescenza delle immagini.

Un apparato di immagini che dialoga superbamente con i mondi ultraterreni creati da Dante regalandoci un universo nuovo e inaspettato in cui immergerci. Integrano l’esposizione undici tavole tra acqueforti e monotipi, parte di un complesso lavoro a tre mani, concepito nel 1999, che vide impegnati, su un progetto della galleria e casa editrice Nuages, tre noti illustratori incaricati di tradurre in immagini le cantiche della Divina Commedia allo scopo di dare alle stampe una preziosa edizione del poema dantesco oggi disponibile. Lorenzo Mattotti e Jean Giraud (in arte Moebius) si dedicarono rispettivamente alle illustrazioni dell’Inferno e del Paradiso, di cui in mostra sono presentate due acqueforti raffiguranti il volto di Dante. Al celebre artista americano Milton Glaser, profondamente legato all’Italia – fu allievo di Giorgio Morandi all’Accademia di Belle Arti di Bologna e autore di un celebre manifesto dell’azienda italiana Olivetti – spettò l’illustrazione dei canti del Purgatorio di cui nove tavole, vibranti di malinconica dolcezza, sono inserite nel percorso espositivo. L’ardito accostamento offre al pubblico un interessante termine di paragone tra culture e linguaggi figurativi diversi in relazione all’interpretazione visiva di un’opera letteraria e testimonia altresì l’attualità, il fascino e il profondo interesse che ancora oggi è capace di suscitare il capolavoro di Dante Alighieri. “Il valore aggiunto della mostra ‘SALVADOR DALÍ. Dante e il viaggio del Genio’, al di là del puro valore culturale e del suo innegabile contributo in termini di bellezza, sta nella possibilità di mettere a confronto, attraverso il dialogo tra due figure straordinarie, idee, visioni e filosofie diverse, evidenziando similitudini più che differenze e testimoniando attraverso questo l’attualità della loro opera – dichiara la curatrice Gina IngrassiaUna dimostrazione che l’Arte, quella con la A maiuscola, è un linguaggio universale e i grandi prodotti culturali non conoscono confini e limiti spazio temporali, portatori di messaggi condivisi che accomunano mondi solo in apparenza diversi e lontani” conclude Ingrassia.

 

Salvador Dalí y Domènech, secondo figlio del notaio Salvador Dalí Cusí e di Felipa Domènech Ferrés, nasce l’11 maggio 1904 a Figueres (Girona), in Catalogna. Il nome gli viene dato in memoria del fratello primogenito morto all’età di due anni. Nel 1908 nasce la sua unica sorella, Anna Maria. Dalí compie gli studi superiori nel collegio dei fratelli maristi e all’Institut de Figueres e frequenta le lezioni del professor Juan Núñez alla Escuela Municipal de Dibujo di Figueres, dal quale apprende la tecnica del disegno e del chiaroscuro. All’età di 16 anni, si trasferisce a Madrid per frequentare la Escuela especial de pintura, escultura y grabado della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando. Vive nella Residencia de Estudiantes, dove stringe amicizia con un gruppo di giovani destinati a diventare intellettuali e artisti di grande rilievo: tra questi Luis Buñuel, Federico García Lorca, Eugenio Montes e Pepín Bello. Le prime opere rivelano un profondo amore per il paesaggio dell’Empordà al quale l’artista si sente molto legato. Le rocce del Cap de Creus e la luce straordinaria del cielo di Cadaqués, un villaggio di pescatori che si trova vicino Figueres, appaiono riflesse in tutta la sua produzione. Nel 1925 partecipa alla primera Exposición de la Sociedad de Artistas Ibéricos a Madrid e presenta la prima personale alle Galeries Dalmau di Barcellona. Gli anni Venti sono molto prolifici e ricchi di scoperte sia sul piano artistico sia su quello personale. Dalí si lascia influenzare dall’impressionismo e dal cubismo, dal futurismo e dalla metafisica italiana, nel tentativo di trovare una sua personale dimensione pittorica che non tarderà a definirsi.  Nel 1929 si reca a Parigi e, grazie a Joan Miró, entra in contatto con il gruppo dei surrealisti guidato da André Breton. Il film Un chien andalou, frutto della collaborazione con Luis Buñuel, viene proiettato al cinema Studio 28. Nell’estate del 1929 René Magritte, Luis Buñuel e Paul Éluard visitano Dalí a Cadaqués. In questa occasione l’artista conosce Gala, la moglie di Éluard, che a partire da questo momento, rimarrà sempre accanto a lui, diventandone musa ispiratrice, modella e compagna per tutta la vita. I primi anni Trenta segnano la sua consacrazione come pittore. Ormai completamente integrato nel surrealismo, egli definisce in questo periodo lo stile personale che mescola avanguardia e tradizione. Nel 1934 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti, dove si tengono due personali a lui dedicate: una alla Julien Levy Gallery e l’altra all’Avery Memorial del Wadsworth Atheneum di Hartford (Connecticut). Il 14 dicembre 1936 la rivista Time gli dedica la copertina con un primo piano realizzato da Man Ray. Nel corso dell’anno partecipa anche alla mostra Fantastic Art Dada Surrealism al MOMA di New York, mentre la Julien Levy Gallery ospita la sua terza personale. In occasione dell’Esposizione universale di New York del 1939, disegna il padiglione chiamato Sogno di Venere. Per sfuggire alla guerra mondiale che devastava l’Europa, Salvador e Gala Dalí ripartono per gli Stati Uniti, dove resteranno fino al 1948. In questi anni l’artista si dedica al disegno di gioielli, un interesse che continuerà a coltivare nel corso di tutta la sua carriera artistica. Risale a questo periodo l’inizio del rapporto professionale con il fotografo Philippe Halsman. Nel 1942 la casa editrice Dial Press di New York pubblica l’autobiografia The Secret life of Salvador Dalí. Gli anni di permanenza negli Stati Uniti sono estremamente fecondi e creativi: qui entra in contatto con figure di spicco della società americana e porta a termine una grande varietà di progetti oltre ad illustrare un’ampia varietà di articoli per noti giornali e riviste noti. Nel 1945 Alfred Hitchcock lo invita a trasferirsi a Hollywood e gli affida la realizzazione delle sequenze oniriche di Spellbound. Alla Bignou Gallery si inaugura la mostra Recent Paintings by Salvador Dalí.  Nel 1946 esegue le illustrazioni di diverse opere, tra queste The Autobiography of Benvenuto Cellini e Don Quixote de la Mancha di Miguel de Cervantes. Nello stesso anno, collabora con Walt Disney alla produzione di Destino, un breve cartone animato che doveva far parte di un film composto da diversi cortometraggi. Nel 1948 i Dalí fanno ritorno in Spagna e si stabiliscono a Portlligat, un villaggio di pescatori a nord di Cadaqués. Nello stesso anno il pittore si sposta a Roma per lavorare con Luchino Visconti allo spettacolo teatrale Rosalinda o Come vi piace di William Shakespeare, occupandosi della scenografia e dei costumi. L’opera va in scena al Teatro Eliseo di Roma. Il 3 settembre 1951 il collezionista d’arte Carlos de Beistegui organizza un ballo in maschera a Palazzo Labia a Venezia. Questo avvenimento è annunciato come “Il ballo del secolo”. Tra tutte le celebrità invitate sono presenti anche Dalí e Gala che partecipano alla festa mascherati con vestiti disegnati dallo stesso artista e confezionati dalla casa Christian Dior. Dal punto di vista artistico, all’inizio degli anni Cinquanta si registra una svolta nel suo stile pittorico: è il principio della fase mistica e nucleare che illustra nel Manifeste Mystique, presentato a Parigi nel 1951. L’artista predilige ora temi religiosi e argomenti legati alle scoperte scientifiche dell’epoca. Nel 1954 viene organizzata nel Palazzo Pallavicini di Roma, la prima retrospettiva di Dalí in Italia. Oltre a dipinti, disegni, acquarelli e gioielli, sono esposte anche le illustrazioni della Divina Commedia. La mostra è presentata anche al Palazzo delle Prigioni di Venezia e alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale di Milano. L’8 agosto del 1958 Dalí e Gala si sposano con una cerimonia religiosa nel Santuari dels Àngels a Sant Martí Vell, nei pressi di Girona. Sul finire degli anni Sessanta, Salvador Dalí acquista il castello di Púbol in una località nei pressi di Girona e lo decora affinché Gala possa utilizzarlo come luogo di ritiro. Tra gli anni Sessanta e Settanta approfondisce il suo interesse per la scienza e l’olografia, che apre nuove prospettive alla sua costante ricerca sul dominio delle immagini tridimensionali. Nel 1970 il museo Boijmans-van Beuningen di Rotterdam gli dedica una grande retrospettiva, che l’anno dopo si sposta alla Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden. Nel 1972 si tiene alle Knoedler Galleries la prima mostra mondiale degli ologrammi che Dalí crea in collaborazione con il Nobel per la fisica Dennis Gabor. L’anno successivo l’artista presenta la mostra Dalí. Su arte en joyas al Teatre-Museu Dalí, ancora da  inaugurare. L’apertura ufficiale di quella che sarà la sua ultima grande creazione e opera d’arte totale avverrà il 28 settembre 1974. Nel 1979 viene nominato membro dell’Académie des Beaux-Arts dell’Institut de France e al Centre Georges Pompidou di Parigi si inaugura una sua grande retrospettiva. Nei primi anni Ottanta dipinge le ultime opere, essenzialmente ispirate a Michelangelo, Raffaello e Velázquez, per i quali ha sempre nutrito una profonda ammirazione.  Nel 1982 si inaugura a St. Petersburg (Florida) The Salvador Dalí Museum, fondato da A. Reynolds Morse ed Eleanor R. Morse, con l’importante collezione che i coniugi esposero a Cleveland negli anni Settanta. Il 10 giugno 1982, Gala muore a Portlligat. Pochi giorni dopo Salvador Dalí si trasferisce nel castello di Púbol. Il re Don Juan Carlos I lo nomina marchese di Púbol.

Carlo Franza

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