I libri d’artista e la microeditoria raffinata che lega poesia e letteratura all’arte e alla grafica nelle sue sfaccettature hanno vissuto e ancora vivono in Italia stagioni fortunate; ma in genere anche tutti gli ex-libris, preziosi libretti in poche copie di tiratura che spesso hanno contraddistinto poeti, artisti e intellettuali. Penso alle Edizioni d’Arte Colophon di Egidio Fiorin fondate nel 1985 a Belluno, ai libretti Pulcinoelefante di Alberto Casiraghi editati a Osnago, e potrei continuare in quanto spesso anch’io sono stato coinvolto in edizioni di grande prestigio in edizioni raffinate sparse in più parti d’Italia, da Urbino a Milano, da Cernusco Sul Naviglio a Corbetta, da Palermo a Torino.   

Il libro d’artista è un lavoro artistico realizzato sotto forma di libro, spesso pubblicato come edizione numerata a tiratura limitata, sebbene a volte sia prodotto come oggetto unico e venga chiamato appunto “unico”. Libri artistici sono stati prodotti usando una vasta gamma di forme, tra cui rotoli, pieghevoli, concertine, fogli rilegati o liberi contenuti in scatole. Gli artisti si sono occupati di stampa e produzione di libri da secoli, ma il libro d’artista si è affermato principalmente nel XX secolo.

Ha scritto Stephen Bury: “I libri di artisti sono libri o oggetti a forma di libro sulla foggia, configurazione e aspetto finito dei quali l’artista ha avuto un’elevata capacità di controllo; dove il libro è considerato come opera d’arte in se stessa.”  Ne ho avuti tra le mani tantissimi, con gli scritti di Alda Merini, Roberto Sanesi, Carlo Franza, Giovanni Testori, Mario Luzi, e altri ancora.

È Paul Valéry che nel 1933, leggendo il suo “Piccolo discorso ai pittori-incisori”, instaura un paragone tra la pagina incisa e la pagina scritta: “la tavola è molto simile alla pagina su cui si lavora: l’una e l’altra ci fanno tremare; l’una e l’altra sono davanti a noi alla distanza della visione nitida; con lo stesso sguardo abbracciamo l’insieme e il particolare”. Ha scritto Alberto Randisi  che è il titolare delle “Edizioni dell’Angelo”: “Coniugare  pagine scritte e pagine incise, riprendendo l’analogia di Paul Valéry, è stato il punto di partenza  delle Edizioni dell’Angelo nate una sera di Natale del 1994 con lo stesso spirito che ha caratterizzato la tradizione anglosassone delle “Private Presses”. La produzione è secondo l’estro, discontinua e saltuaria; il motto è  Sibi et Paucis, per continuare a coltivare il gusto dell’essenzialità del segno inciso, del verso poetico e del racconto breve, recuperando il piacere, ormai anacronistico, per la tattile concretezza delle carte e degli inchiostri.”

 

Le plaquettes pubblicate sembrano indurre dedizione e devozione all’eleganza restando dalla parte dell’umile semplicità, stampate su preziosa carta della “Cartiera di Sicilia” e rilegate manualmente, escono “Sibi et Paucis” con una tiratura limitata e numerata dall’artista che firma l’incisione e dal poeta o dal traduttore che autografa il colophon. I testi spaziano da antichissimi versi in arabo e cinese ad autori contemporanei, mentre per gli artisti s’intendono privilegiare quegli incisori italiani che rappresentano un’eccellenza riconosciuta anche a livello internazionale, e che lavorano a incisioni, acquetinte, acqueforti, maniera nera, e altro. In genere è l’editoria privata che attraverso l’evidenza dei libretti realizzati, sviluppa tendenze e modi della contemporaneità, coniugando artigianalità, bellezza, raffinatezza, letterarietà, recuperando il piacere per la tattile concretezza delle carte e degli inchiostri.  E le Plaquettes  e le collane di questi libri d’artista  dell’Edizioni dell’Angelo  sono tante, da “Architettura incisa” a “Countdwn”, da “Se/Ogni”a “Alcantara Blu”, per citarne qualcuna,  con incisioni originali di  vari artisti  come Rosario Amato, Andrea Bosich, Sandro Bracchitta, Mario Chiavetta, Anna Cottone, Gaetano Ginex, Umberto Giovannini, Lanfranco Lanari, Carmelo Lo Curto, Valerio Mezzetti, Giacomo Miracola, Andrea Oldani, Toni Pecoraro, Vincenzo Piazza, Lanfranco Quadrio, Girolamo Russo, Giuseppe Sciacca. Ho memoria di una plaquette dal titolo “Al fuoco della pietra” uscita nel 2022 con testo di Roberto Roversi (nel decennale della scomparsa) e acqueforti di Vincenzo Piazza.  Piazza è un artista raffinato, raffinatissimo, da anni coniuga estro e  fantasia con tecniche che hanno nel segno il fondamento di eccellenza; ecco i disegni a matita, le preziose tecniche miste e le incisioni ad acquaforte che rivelano uno stile significante e una produzione che lo ha imposto autore  di  chiara fama in Italia e internazionalmente conosciuto.

Vincenzo Piazza è nato a Catania nel 1959 ed ha compiuto gli studi universitari, conseguendo la laurea in Architettura a Palermo. L’inizio dell’attività artistica è segnato dall’interesse verso le tecniche dell’incisione che inizia a praticare nel 1985. I suoi esordi sono caratterizzati dalla rappresentazione grafica di reperti archeologici, elementi vegetali e strutture architettoniche che indagano il rapporto natura / artificio attraverso piccole deviazioni di senso. E’ del 1987 la sua prima mostra personale allestita alla Galleria Tasso di Bergamo. Negli anni 1987 e 1988 ha frequentato i corsi di calcografia e litografia presso l’Accademia “Raffaello” di Urbino. Le sue opere grafiche sono realizzate prevalentemente con la tecnica dell’acquaforte. Attualmente vive e lavora a Palermo.

Carlo Franza

 

 

 

 

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