Un tributo, un omaggio all’artista che argomentò nell’arte la vita, i palpiti dell’esistenza. Parliamo di Piero Manzoni, per molti il nome è inesistente, per altri come i collezionisti, gli studiosi e gli Storici dell’Arte Contemporanea un nome di altissimo valore. La firma di Piero Manzoni, la merda di Piero Manzoni, le sculture viventi di Piero Manzoni, le linee di Piero Manzoni, i Corpi d’Aria di Piero Manzoni, il Fiato d’Artista di Piero Manzoni, la Base magica di Piero Manzoni, le sculture da mangiare di Piero Manzoni, le Opere vive di Piero Manzoni. Vivo con ammirazione il “Tributo to Piero”, in cui decine e decine di artisti hanno voluto tributare ancora un ricordo per chi ha sdoganato l’arte d’avanguardia nel Novecento -dopo i futuristi- e sdoganata rispetto ai paesaggini, le mele cotogne e le marine di Posillipo.  Bene, il tributo si tiene proprio nel suo ex-studio in Via Fiori Chiari 16, oggi divenuto Studio Zecchillo; ciò avviene in occasione del sessantesimo della morte (1963-2023) dell’artista che “ha segnato un punto fondamentale nella storia dell’arte contemporanea” come sottolineò già Lucio Fontana in un’intervista radiofonica in occasione della morte di Piero avvenuta il 6 febbraio 1963. E l’evento mi porta a ripensare quanto vissi in prima persona a Roma nel 1971 -proprio a ridosso della mia Laurea in Lettere/indirizzo in Storia dell’Arte con Giulio Carlo Argan, di cui poi fui anche suo Assistente per ben otto anni- vale a dire presente alla mostra dal 6 febbraio 1971 al 7 marzo 1971, organizzata dalla collega storica dell’arte Palma Bucarelli direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. L’evento scatenò un putiferio per via dei barattoli etichettati “merda d’artista”, in quanto il 23 febbraio 1971 un deputato democristiano a nome Guido Bernardi -sedicente pittore dilettante- fece un’interrogazione parlamentare (n.3-04285 del 23 febbraio 1971) rivolta al Ministro della Pubblica Istruzione  dell’epoca il democristiano Riccardo Misasi (Governo presidente del Consiglio Emilio Colombo) attraverso quattro punti. Il dibattito si ebbe nella seduta del Parlamento del 22 aprile 1971, sulla nota rispondeva il sottosegretario Pier Luigi Romita che certo difendeva come poteva il Manzoni e soprattutto rifacendosi alle parole della direttrice funzionaria Palma Bucarelli che aveva detto “l’opera di Piero Manzoni è ormai riconosciuta come opera autenticamente valida e ricca di importanti valori storici…”. La stampa del tempo soffiò sul fuoco, la notizia era troppo appetibile, ma è pur vero che in difesa di Piero Manzoni mi spinsi anche io scrivendone, insieme   ad altri illustri colleghi, vale a dire Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi, Cesare Brandi, Maurizio Calvesi e altri, contro quella “politica che pretende di dettare condizioni agli intellettuali”.

A distanza di tempo sappiamo oggi cosa ha compiuto Piero Manzoni, qual’è stato il suo vero dato di arte concettuale, quanto storia abbia diffuso nell’arte contemporanea di tutto il mondo e soprattutto come abbia la sua arte portato e movimentato in giro per il mondo un mercato solidissimo, tanto che nel 1999 le sue opere in asta toccavano i 50 milioni di lire,  nel 2002 i 35.000 euro, nel 2005 i 110.000 euro e  nel 2007 i 124.000 euro e mi fermo qui, perché basta rendersi conto dell’incremento straordinario che abbiamo avuto fino ad oggi. Aggiungo solo   che la “Merda d’Artista n. 069” del 1961 scatoletta di latta e carta stampata h.cm.4,8 diametro cm. 6,5 firmata e numerata n. 069 sul coperchio, in data 6 dicembre 2016 alle ore 15,30 è stata aggiudicata in asta a Il Ponte Casa d’Asta-Milano per ben 220.000 euro; l’opera era in provenienza dalla Collezione Alberto Lùcia, Milano 1962, Alberto Lùcia, pittore e poeta, era amico stretto di Piero Manzoni, e il 23 agosto del 1962 Piero Manzoni rilasciava questo attestato: “Dichiaro che Alberto Lùcia mi ha oggi comperato grammi 30 di merda per 30 grammi di oro (18 carati)”.

Ora questa mostra ne celebra l’artista, la fama, la svolta nell’arte, la forte estetica del progetto messo in atto da Piero Manzoni. Ogni artista invitato al “Tributo To Piero” ha avuto una base e su questa base ha intessuto il suo intervento artistico; ecco Stefano Pizzi, Marisa Settembrini, Nicola Salvatore, Gaetano Grillo, Alessandro Algardi, eppoi Coletta, Galli, Pignatelli, Panseca, Grittini, e tanti altri. Sulla base foglio ogni artista ha poi aggiunto la sua impronta digitale, ripensando alle centocinquanta uova sode sulle quali Piero Manzoni presso la galleria Azimuth impresse la sua impronta digitale, e divenute così sculture commestibili. Oggi Piero Manzoni è un mito dell’arte, non solo, ma anche una stella, una leggenda, un’utopia, una storia fin troppo vera.

Carlo Franza  

 

 

 

 

 

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