Questa mostra-evento dal titolo “L’occhio di Piero Manzoni” è già una novità in quanto si veicolano a Milano nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’evento dal titolo “L’occhio di Piero Manzoni”, presenta un’unica vetrata dipinta  dall’artista Marisa Settembrini, visibile nel contesto di altre vetrate dipinte da artisti di chiara fama e amici  di Piero Manzoni in quello che è stato il suo storico studio in Via Fiori Chiari 16; l’artista italiana e già  apparsa agli occhi della critica italiana come una delle figure  più interessanti e  propositive dell’arte contemporanea, attiva nel clima Postmoderno fin dagli anni Ottanta, ed  ancor oggi ne è chiara  e  mirata  interprete.  Ha scritto Carlo Franza: “A ben osservare Piero Manzoni, eccellenza dell’avanguardia italiana, intento a lavorare alle sue opere, non sfuggerà il suo sguardo e non sfuggiranno maggiormente i suoi occhi, aperti, sgranati, magici L’occhio è centrale di qualunque discorso sull’arte. L’occhio è l’arte, lo era per i critici, basti pensare a “L’Occhio critico” di Guido Ballo, lo è per gli artisti. Nel suo libro “Dell’Italia – Uomini e luoghi”, Vittorio Sgarbi dedica uno scritto a Roberto Longhi e dice: “Illustrare un quadro non deve essere spiegazione di quello che si vede, ma rivelazione di quello che non si vede”.  E, poco oltre, “…lo storico dell’arte ha di fronte un teatro di fantasmi”, e ancora “Come Monet davanti alla natura, Longhi davanti alla pittura è soltanto un occhio, un enorme occhio”, e ancora “…la funzione critica ha come compito quello di dare, attraverso le parole, il senso e il sentimento di un linguaggio legato agli occhi. E se dagli occhi viene l’immagine, dagli occhi deve venire la parolaLonghi ha inventato un linguaggio visibile, una parola figurata che aumenta le nostre capacità di vedere”. Nell’occhio  vi è già  l’opera che l’artista ha in mente, Piero Manzoni aveva nel suo occhio già le imprese che andava realizzando, Ci sovviene anche il libro  “L’occhio  ascolta” di Paul Claudel, l’idea è quella che  il poeta latino Orazio esprime con il famoso detto “ut pictura poiesis”,  in modo inverso e cioè come si ascolta una poesia, si guarda un quadro; che vuol dire che in ogni significativo dipinto si trova una composizione la cui unità avvolge lo sguardo  e lo lega a sé con la forza del sentimento evocato, andando oltre la razionalità dell’attenzione prestata a ogni suo singolo dettaglio. L’immagine si rivela così come “un’atmosfera” immateriale, una musica, che l’occhio può solo ascoltare. “L’insistere dinnanzi agli occhi di oggetti appassionatamente amati od odiati indica che, dalla sensibilità, si è ormai passati all’ambito dello spirito”, così scrive Goethe nella “Teoria dei colori”, dando ad intendere che l’occhio non sia l’organo di un solo senso, ma anche quello del sentimento, e ciò aiuta meglio a capire per quale motivo il grande Leonardo lo definisse “finestra dell’anima” nel suo “Trattato della Pittura”.  Ecco perché Marisa Settembrini nel riquadro-vetrata all’interno di quello che è stato lo studio di Piero Manzoni ha voluto ricordarlo in occasione del sessantesimo della morte (febbraio 1963-2023) dipingendone il suo occhio. Non è stato un caso, ed è un precedente significativo -vale ricordarlo-, se in un Autoritratto del 1972, Gilberto Zorio ha inserito due stelle al posto dei propri occhi, e il suo sguardo si rivolgeva talmente oltre da diventare il riflesso degli astri celesti. L’occhio e lo sguardo di Piero Manzoni oggi sono un mito, in questo mito c’è materia sufficiente per riflettere tutta la vita sulla vista, i sensi, il sentimento, lo sguardo, l’ascolto, l’immagine e la bellezza”.

Marisa Settembrini è nata nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, è stata Titolare della Cattedra di Pittura al Liceo Artistico Statale  di Brera a Milano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana. Numerose le mostre personali in Italia (Roma, Firenze, Venezia, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto, Teglio, Mantova, Recanati, Matera, Genova, Napoli, ecc.) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Berlino, Dusseldorf, Praga, Londra, Parigi, ecc.), e le partecipazioni a importanti rassegne. Presente in vari Musei stranieri e italiani. Ha vinto il Premio Lyceum per la grafica nel 1984, per la pittura nel 1994 il Premio Cortina, nel 1995 il Premio Saint Vincent, nel 1996 il Premio Bormio e il Premio Milano, il Premio Turris Magna- Città di Tricase, il Premio delle Arti- Premio della Cultura nel 2000 e nel 2003, il Premium International Florence Seven Stars-Grand Prix Absolute nel 2017, nel 2018 il Premio Artecom per la Cultura a Roma alla Biblioteca Vallicelliana e insignita dell’onorificenza di Ambasciatrice dell’Arte a Firenze. Nel 2011viene invitata a partecipare alla 54ma Edizione della Biennale di Venezia. Nel 2019, promossa dalla Regione Marche-Assessorato alla Cultura e dal Comune di Recanati-Assessorato alla Cultura tiene una personale dedicata al poeta Leopardi per la ricorrenza dei 200 anni dell’Infinito; e poi a Matera capitale della Cultura 2019. Nel 2021 tiene una personale a Roma per il Ventennale della Collezione Farnesina, promossa dal Circolo Esteri del Ministero degli Esteri. Nel 2022 è invitata a “Monumentalmente” (Sede del Consiglio d’Europa- Piazza San Marco-Venezia) in un Progetto/Biennale di Venezia 2022. Nel 2023 omaggia Piero Manzoni nel 60mo della morte con una vetrata dipinta nell’ex Studio dell’artista in Via Fiori Chiari/Brera a Milano. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri di chiara fama, da Giulio Carlo Argan a Luigi Carluccio, da Andrea Del Guercio a Enzo Fabiani, da Ferguson a Carlo Franza, da Virgilio Guzzi a Domenico Montalto, da Elisabetta Muritti a Nello Ponente, da Franco Russoli a Roberto Sanesi, da Cesare Brandi a Lorenza Trucchi, da Walter Schoenenberger a Marco Valsecchi, e ancora Fulvio Papi.

Carlo Franza

 

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