Nel 1923 Nino Barbantini, primo Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Ca’Pesaro, organizzò e allestì l’importante esposizione dedicata a Il ritratto veneziano dell’Ottocento”. La mostra riscosse grandissimo successo di pubblico e una vivace risposta della stampa. Ancora oggi e considerata una rassegna di capitale importanza per la riscoperta dell’arte veneziana di un intero secolo, per l’avvio della conoscenza dei suoi protagonisti e la valorizzazione di molti dei capolavori che vi furono esposti. L’iniziativa inaugurava anche un nuovo corso della Galleria veneziana e dell’attività di Barbantini, indirizzata, durante gli anni Venti, alla progettazione di significative esposizioni monografiche su periodi o singoli protagonisti dell’arte italiana. “Il ritratto veneziano dell’Ottocento” e inoltre centrale nella definizione della storia delle mostre e costituisce un valido e precoce esempio museografico di rassegna dedicata a un tema o a un preciso arco temporale. Il catalogo realizzato da Barbantini annovera ben 241 opere di cinquanta artisti, tra cui pittori, scultori, miniaturisti, tutti operanti dall’inizio fino al penultimo decennio del secolo, che per lo studioso si apre con Teodoro Matteini e si chiude con Giacomo Favretto. L’elenco, organizzato per ordine alfabetico, oltre a scarne notizie biografiche degli autori, riporta i nomi dei proprietari di allora. Da queste informazioni ha preso avvio lo strenuo lavoro di ricerca e di identificazione delle opere dopo cento anni dalla loro esposizione a Ca’ Pesaro. Molte di esse, anche proprio grazie al successo dell’esposizione, confluirono in raccolte pubbliche, mentre altre sono rimaste presso gli eredi o, in minima parte, sono andate definitivamente perdute. L’esposizione che Ca’ Pesaro presenta, visitabile fino  al 1 aprile 2024,  offre un’occasione unica di ricostruire la rassegna del 1923 e di vedere, di nuovo riuniti, i volti di numerosi protagonisti della societa, dell’arte, della cultura, della vita di un territorio allargato che dal capoluogo veneto si estende fino al Friuli Venezia Giulia. Non solo Venezia ma anche Treviso, Bassano, Padova, Trieste, Belluno, Udine, Pordenone, Caneva di Sacile, furono i luoghi nei quali il geniale studioso identifico gli esemplari che dimostrarono, per la prima volta, la grandezza artistica di un secolo che si era voluto dimenticare a vantaggio della mitizzazione di quello precedente.

La mostra “Il ritratto veneziano dell’Ottocento”, che sarà a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna dal 21 ottobre 2023 al 1 aprile 2024, a cura di Elisabetta Barisoni e Roberto De Feo, è un preciso rinvio a una mostra storica. Quella che nel lontano 1923 Nino Barbantini, primo Direttore della Galleria organizzò e allestì sullo stesso tema: il ritratto veneziano dell’Ottocento.
“Quella mostra – ricordano i curatori dell’attuale, Elisabetta Barisoni e Roberto De Feo – riscosse grandissimo successo di pubblico e una vivace risposta della stampa. Ancora oggi è considerata una rassegna di capitale importanza per la riscoperta dell’arte veneziana di un intero secolo, per l’avvio della conoscenza dei suoi protagonisti e la valorizzazione di molti dei capolavori che vi furono esposti. L’iniziativa inaugurava anche un nuovo corso della Galleria veneziana e dell’attività di Barbantini, indirizzata, durante gli anni Venti, alla progettazione di significative esposizioni monografiche su periodi o singoli protagonisti dell’arte italiana. Il ritratto veneziano dell’Ottocento è inoltre centrale nella definizione della storia delle mostre e costituisce un valido e precoce esempio museografico di rassegna dedicata a un tema o a un preciso arco temporale. Concepita come una rassegna filologica di un’esposizione che fece storia e al contempo un omaggio al suo geniale curatore, la cui lezione storico-artistica permane nelle collezioni e la cui voce risuona nelle sale di Ca’ Pesaro. La riproposizione nella medesima sede di così tanti capolavori dei più rappresentativi artisti veneziani dell’Ottocento, ripalesati quando perduti, ristudiati quando già noti, permetterà anche di visualizzare i tratti dei protagonisti veneziani di un intero secolo, scelti nel 1923 da Barbantini per istinto e grazie alle sue pionieristiche conoscenze di allora e, un secolo dopo, ancora capaci di affascinare e stupire il pubblico di Ca’ Pesaro”. Il catalogo realizzato da Barbantini annovera ben 241 opere di 50 artisti, tra cui pittori, scultori, miniaturisti, tutti operanti dall’inizio fino al penultimo decennio del secolo, che per lo studioso si apre con Teodoro Matteini e si chiude con Giacomo Favretto. L’elenco, organizzato per ordine alfabetico, oltre a scarne notizie biografiche degli autori, riporta i nomi dei proprietari di allora. Da queste informazioni ha preso avvio lo strenuo lavoro di ricerca e di identificazione delle opere dopo cento anni dalla loro esposizione a Ca’ Pesaro. Molte di esse, anche proprio grazie al successo dell’esposizione, confluirono in raccolte pubbliche, mentre altre sono rimaste presso gli eredi o, in minima parte, sono andate definitivamente perdute. “L’esposizione che Ca’ Pesaro offre un’occasione unica di ricostruire la rassegna del 1923 e di vedere, di nuovo riuniti, i volti di numerosi protagonisti della società, dell’arte, della cultura, della vita di un territorio allargato che dal capoluogo veneto si estende fino al Friuli-Venezia Giulia. Non solo Venezia ma anche Treviso, Bassano, Padova, Trieste, Belluno, Udine, Pordenone, Caneva di Sacile, furono i luoghi nei quali il geniale studioso identificò gli esemplari che dimostrarono, per la prima volta, la grandezza artistica di un secolo che si era voluto dimenticare a vantaggio della mitizzazione di quello precedente”, chiosa la Presidente della Fondazione MuVe, Mariacristina Gribaudi. I Patrocini che a essa hanno voluto assegnare le Regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia ne sottolineano il valore anche fortemente territoriale. E testimoniano l’intenso lavoro di collaborazione intrecciato dal Comune di Venezia e da Fondazione MuVe con i due territori e con le istituzioni museali e culturali in essi attive. Vale fra tutti il recente esempio della mostra su Kandinsky che MuVe ha promosso con la Città di Monfalcone, proponendo la mostra prima nella città giuliana e successivamente al Centro Candiani di Mestre”.

Carlo Franza

 

 

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