Jacques Maritain filosofo francese e il suo forte  legame con Papa Paolo VI sono al centro di una mostra giubilare curata dai Musei Vaticani inaugurata il 12 giugno 2025 che ha per titolo: “Paolo VI e Jacques Maritain: il rinnovamento dell’arte sacra tra Francia e Italia (1945-1973), visitabile fino al 20 settembre 2025.

Allestita nel cuore del percorso espositivo dedicato all’arte del presente, a metà strada tra le Stanze di Raffaello e la Cappella Sistina,  la mostra  curata da Micol Forti, responsabile della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, è un’occasione per mettere a fuoco diverse importanti ricorrenze. In primo luogo gli ottant’anni dalla nomina di Jacques Maritain ad Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, nel 1945, ma anche la Fondazione, quasi contestuale, del Centro Culturale di San Luigi dei Francesi;  ed  anche i sessant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, nel dicembre del 1965 e la Collezione d’Arte Religiosa Moderna, voluta e inaugurata da papa Montini nel giugno del 1973.

Jacques Maritain (1882-1973), invitato a Roma da Charles de Gaulle negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, dal 1945 al 1948, come Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Giunto a Roma una prima volta nel 1918 per perorare la causa delle controverse apparizioni mariane a La Salette, nelle Alpi francesi, Maritain tornerà più volte nella città eterna, fino a restarvi dal 1945 al 1948 come Ambasciatore di Francia presso la Santa sede, nominato personalmente da Charles de Gaulle subito

dopo la liberazione.

È in quegli anni che si rinsalda l’amicizia con Giovanni Battista Montini, già conosciuto a Parigi nel 1924. I rapporti con Montini continueranno ben oltre l’esperienza diplomatica e saranno ancora vivissimi durante il Concilio Vaticano II, alle cui premesse contribuisce il pensiero neotomista di Maritain, incentrato sul rapporto tra arte e fede, tra mondo della cultura e cattolicesimo, all’interno di quell’“umanesimo integrale” che sarà nella linea del Concilio. Insieme alla moglie Raïssa, nata Oumançoff, incontrata nelle aule della Sorbona e sposata nel 1904, Maritain si accosta al cristianesimo anche grazie alle influenze di intellettuali amici come Charles Péguy e Léon Bloy, sino ad abbracciare la fede cattolica attraverso un intenso percorso che porterà i coniugi al battesimo nel giugno del 1906. Maritain e  Montini ambedue  sentono il bisogno  di un rinnovamento dell’arte sacra che, negli anni tra le due guerre mondiali,  trova impegnati artisti in Francia, Germania, Italia, Belgio e Svizzera, nel contesto dei dibattiti delle avanguardie; da qui ecco i cicli decorativi di Severini in Svizzera e per la cattedrale di Cortona, sua città natale;  molte opere di Chagall, con il quale Raïssa pubblica un libro illustrato dai suoi disegni,  e dell’artista ebreo sono esposte una crocifissione contemplata da lui stesso (Le Christ et le peintre) e una deposizione (Pietà rouge) che nel 1951 e nel 1956 ricreano meravigliosamente esempi rinascimentali e barocchi.

Papa Paolo VI consegna a Jacques Maritain il messaggio per gli uomini di scienza e gli intellettuali alla fine del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre del 1965, sul sagrato della Basilica di San Pietro.

Nel corso della prima metà del secolo scorso, i Maritain danno vita ad un intenso cenacolo dal respiro internazionale, cruciale per la riflessione sul cristianesimo del Novecento. Un incontro di filosofi, uomini di chiesa, artisti, poeti e intellettuali di varia formazione, come Paul Claudel e Jean Cocteau.

Nel corso del tempo i coniugi Maritain raccolgono un ricco nucleo di opere d’arte, frutto di doni ricevuti dai molti amici artisti; alcune di queste approdano proprio nella Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani, come doni a Paolo VI da parte del filosofo e del “Cercle des etudes Jacques et Raïssa Maritain”, insieme ad altri lavori, donati dagli stessi artisti, a sostegno di questo importante progetto inaugurato dal pontefice nel giugno 1973.

Le opere in mostra – dipinti, disegni, stampe, ma anche fotografie, volumi d’epoca e testimonianze materiali – raccontano le aspirazioni dei tanti protagonisti di questa avventura culturale e spirituale, fiorita attorno a Jacques e Raïssa Maritain, ripercorrendo alcuni episodi chiave del rinnovamento dell’arte sacra tra Francia, Svizzera e Italia tra la fine dell’Ottocento e durante il Novecento. Tra gli artisti più significativi Maurice Denis, Emile Bernard, Gino Severini, con le sue opere per le chiese svizzere promosse dal cardinale Charles Journet; Georges Rouault, forse l’interprete più amato da Maritain; e ancora Marc Chagall, molto amico di Raïssa, con i suoi racconti animati dalla straordinaria sensibilità del folklore ebraico; per approdare a Henri Matisse, con il capolavoro di arte totale della Cappella di Vence; fino all’americano William Congdon, interprete vivificato da un autentico afflato mistico, conosciuto da Maritain negli anni a ridosso del Concilio.  Il percorso espositivo è animato anche dalla figura del padre domenicano Marie-Alain Couturier, altro grande protagonista del rinnovamento dell’arte sacra in Francia, capofila di una linea operativa e teorica per molti versi opposta a quella di Maritain, la cui presenza in mostra vuole anche significare l’apertura di Paolo VI nei confronti delle correnti più progressiste del pensiero domenicano. La mostra è stata voluta dai Musei Vaticani, dall’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, dal Centro Culturale San Luigi dei Francesi/ Institut français – Centre Saint- Louis e alla Bibliothèque Nationale et Universitaire de Strasbourg.

Carlo Franza

 

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