I ritratti di Roger Corona, eccellenza della fotografia italiana, raccontano i grandi maestri del Novecento catturati dall’alleanza tra pittura e fotografia. La mostra da Unimaginable (Milano) per il DAAM.
Dall’1 al 4 ottobre 2020 a Milano arriva il DAAM (dovevo andare al MIA), è il fuori evento milanese della fiera che non c’è. In attesa di MIA Photo Fair (25-28 marzo 2021 – Super Studio Maxi Milano) parte una nuova iniziativa con il patrocinio dell’organizzazione, per colmare il vuoto di questo 2020 atipico, un hub per promuovere la fotografia d’autore. Ecco il DAAM. Quattro giorni ricchi di eventi e progetti fotografici di grandi maestri organizzati dalle più prestigiose gallerie fotografiche milanesi.
Ora in una di queste gallerie, di vitale attività, precisamente “Unimaginable” a Milano in Via Asti 17 (Piazza Piemonte) troviamo l’evento mostra di Roger Corona, fotografo di chiara fama. Conosco Roger Corona fin dai primi anni ’90, ho di lui anche un bellissmo ritratto fotografico mentre sfoglio le pagine de “Il Giornale” tra le mani. Il fatto che oggi venga riproposta una mostra più che attuale, qual è questa, anzi ancor oggi attualissima, sta a significare come la grande fotografia resiste nel tempo e parla con il nuovo linguaggio a cui Roger Corona ci ha abituati. “L’Io e Io” come si titola la mostra di Roger Corona è la citazione più verosimile di un esercizio compiuto nel mondo dell’arte visiva. Una mostra in cui la fotografia incontra le suggestioni dell’arte. Un raffinatissimo bianco e nero con l’intervento del soggetto fotografato a dare il segno di sé. L’obbiettivo di Roger Corona ha puntato la macchina fotografica su Getulio Alviani, Gianni Bertini, Agostino Bonalumi, Eugenio Carmi, Lucio del Pezzo, Franco Grignani, Ignazio Moncada, Bruno Munari, Tullio Pericoli, Arnaldo Pomodoro, Emilio Tadini, Luigi Veronesi. Ritratti interiori, costruiti, su dodici dei quali ha chiesto ai propri personaggi la collaborazione ad un intervento mirato a quattro mani. Roger Corona ci racconta: “…l’idea mi è venuta una sera a casa di un Maestro pittore, un’alleanza tra fotografia e pittura invece del solito antagonismo…” chiedendo a loro di intervenire con il proprio stile sulla stampa fotografica re-interpretandosi.E a proposito di “IO & IO” ecco cosa scrissi su questa mostra messa in piedi in una galleria ( TRIBECA GALLERY) di Via Maroncelli a Milano nel 1993, un evento che sorprese molti, e anticipava quel connubio delle arti, la multimedialità e il linguaggio del terzo millennio.
Riporto il testo che scrissi in catalogo: “Il miracolo la fotografia lo compie quando l’obiettivo si apre innervando e impressionando l’immagine sulla pellicola. Si punta l’obiettivo e si apre il diaframma, sequenze privilegiate per tutti i fotografi, maggiormente per Roger Corona il fotografo milanese ormai calcante le scene d’Europa con i suoi ritratti e i suoi interventi ripresa, di corpi, sguardi e atteggiamenti. Ritratti d’autore, ritratti interiori, ritratti costruiti, ritratti amati. “L’Io e Io” come si titola la mostra di Roger Corona è la citazione più verosimile di un esercizio compiuto nel mondo dell’arte visiva. Ritratti di artisti contemporanei, sui quali l’artista in questione ha sviluppato un intervento mirato. Ritratti fotografici che funzionano da memoria involontaria, capace com’è di far scattare nella mente immagini e sensazioni già vissute ma inesorabilmente sepolte nell’abitudine quotidiana. L’istantaneità della macchina di Roger Corona ha rubato volti e sguardi direttamente, di artisti oramai conosciutissimi, con un occhio straniante capace di ridonare intensità all’esperienza di tutti i giorni. Ma entriamo nel vivo, giacchè il lavoro di Corona è anche un’invenzione fotografica e autobiografica, nel senso che lavorando sul “corpo”, fotografando, riprendendo, posando, egli ama la natura nei quadri dei pittori. Una natura tecnologica, fatta di luci e colori, di costruzioni e di cinevisualità. Il nostro fotografo non è affatto spaesato, ama il suo tempo. D’altronde la memoria e l’arte sono le due vie che gli si offrono per dilatare il presente e salvarsi dall’indeformabilità delle abitudini e dall’isterilimento progressivo della vita. Corona mette a segno il carattere iconico della fotografia, il suo valore di segno che possiede in sé alcune proprietà, vale a dire delle caratteristiche dell’oggetto che denota, in questo caso il volto, la persona, la natura di un gesto da pop art. Corona a mio avviso è andato oltre quel lavoro fatto da Rosenquist e Wesselmann, anche se questi due sono eminentemente artisti e non fotografi; essi infatti dipingevano usando vecchie tecniche dell’accostamento incongruo, della sovrapposizione, del fotomontaggio, idee sperimentate dai surrealisti, in particolare da Magritte e da De Chirico. A Corona è interessato sopratutto il ritratto come quadro, con la fredda ironia che esercita, sia sui simboli eidetici dell’alta cultura, che su quelli della cultura di massa; esplicandosi in continue invenzioni tecniche, prelevando dalla pop art certi effetti, coinvolgendo globalmente la percezione oltre gli interessi dello spettatore. Quasi rompendo la cornice del ritratto fotografico con lo straripamento dell’intervento dell’artista rappresentato che ne assume un carico assoluto. Se ne evince un purismo iconografico che tende spesso all’astrazione, anche grazie al tipo di artista prescelto, o ai tipi, che talvolta rifiutano la pittura come elaborazione pittorica della superficie per entrare nello spazio come spazio della presenza e non più della rappresentazione, scoprendo le possibilità formali del mondo fisico e corporeo e centrando l’attenzione sulla percezione di esso e sulle sue ambiguità. Così Corona acquista una forza singolare, innescando la ripresa nel movimento, nel ritmo, nella composizione, nella simmetria-asimmetria, nello sfondo, nei contrasti, nelle luci e nelle ombre, in un particolare che si carica di intensità e di tensioni emotive, in un contorno, in un gioco talvolta, come nel caso di Veronesi e del suo occhio geometrico. In questo caso, in questa nutrita serie di ritratti, dove l’Io narciso si ammira selezionando il fotogramma che più gli aggrada, Corona ci consegna una fotografia che non ha resistito all’atteggiamento pittorico, all’intervento innestato, al materiale da costruzione dell’arte di oggi. Non più soltanto una fotografia del volto e del corpo, ma dell’anima anche nel senso che si viene a costruire in essa un vero e proprio segno iconico. Una vera e propria estetica della fotografia, laddove la “previsualizzazione” dell’immagine fotografica (quella beninteso prescelta dall’artista) che porta poi a costruire la migliore prova della personalità del medium. Tra le qualità stilistiche c’è anzitutto l’inquadratura, in questo Corona è stato in grado di offrire personaggi da un particolare punto di vista, fissandoli, isolandoli, in un’unica e tipica realtà propria di chi ha scattato l’immagine.Corona dà alla sua storia una parte di azione immaginata, di storie pittoriche e multimediali, attraverso una serie importante di artisti italiani. Ecco Veronesi, Del Pezzo, Carmi, Grignani, Moncada, A. Pomodoro, Bertini, Alviani, Tadini, Pericoli, Bonalumi e Munari; artisti che impongono la loro griglia al mondo, non sogni e chimere, ma sillabe iniziali di un alfabeto artistico. L’occhio espressivo, lo sguardo prensile, l’affioramento riflessivo, le scelte diacroniche, hanno contribuito a fare del lavoro di Corona, un lavoro al plurale, un plurale che concepisce le superfici fotografiche al pari di un reliquiario dove far convergere le emorragie interne della coscienza accompagnate da una metrica iconografica misterica. Da qui la cronaca che corre verso la storia. ( Carlo Franza- Milano, Novembre 1993).
Roger Corona nasce a Marsiglia nel 1949. Fiorentino d’adozione, un passato da dirigente in Fiat, nel 1984 si trasferisce a Milano dove inizia la sua attività di fotografo professionista. Diventa fotografo della bellezza per l’editoria nazionale e internazionale lavorando per le maggiori testate italiane ed europee e per la pubblicità. Al lavoro publi-redazionale unisce un impegno attivo nel campo della ricerca fotografica. Fra le sue mostre si ricordano: Pattern geometrico, a cura di Maurizio Rebuzzini – Milano, New York, Piacenza (2017); Dettagli, a cura di Giuliana Scimé – Milano, Firenze (1996); Femmes Extrêmes, a cura di Giuliana Scimé – Milano, Lugano, Parigi (1994); IO & IO, a cura di Carlo Franza – Milano (1993).
Mi preme dare anche il calendario degli eventi del DAAM per tutti coloro che vorranno farvi visita:
1 ottobre 2020
Dialogues – Anteprima stampa solo su invito
Presso-ARTNOBLE
Dalle 10:00 alle 16:30
Margherita Del Piano, Thomas Hauser, Davide Monteleone e Sofia Uslenghi
Presso-Galleria Valeria Bella
Dalle 10:00 alle 19:00
“Disembody” di Manuel Scrima. APERTURA AL PUBBLICO
Presso- Fabbrica Eos Contemporary art, P.le A. Baiamonti, 2
Dalle 10:30 alle 18:30
“New York, New Delhi, New Old” di Davide Bramante. APERTURA AL PUBBLICO
Presso-Fabbrica Eos Gallery, Viale Pasubio (Ang. Via Bonnet)
Dalle 10:30 alle 18:30
PLAYTILES – THE INSTANT — Anteprima stampa
Presso- ISORROPIA HOMEGALLERY
Dalle 10:30 alle 14:30
M’innamoravo di tutto. APERTURA AL PUBBLICO
Presso- Leica Galerie Milano
Dalle 11:00 alle 19:00
Presso- Podbielski Contemporary
Dalle 14:30 alle 19:00
Presso- Unimaginable
Dalle 16:00 alle 18:00
PLAYTILES – THE INSTANT — Inaugurazione
Presso- ISORROPIA HOMEGALLERY
Dalle 16:00 alle 21:00
Architetture e Nature — INAUGURAZIONE DISTRIBUITA
Presso –SPAZIOFARINI6
Dalle 16:30 alle 21:30
IO & IO, Bianconero a colori a cura di Carlo Franza. Fotografie di Roger Corona — OPENING
Presso –Unimaginable
Dalle 18:00
Presso-ADMIRA
Dalle 18:00
MIA PHOTOGRAPHY 2020 Galleria Paola Colombari – Opening
Presso – Convento di Sant’Antonio, via Quadrio 24 / 20154 Milano
Dalle 18:00 alle 21:30
Aperitivo con l’artista: Fausto Meli
Presso- SPAZIOFARINI6
Dalle 18:30 alle 20:30
Dialogues – Vernissage su invito e incontro con l’autore
Presso-ARTNOBLE
Dalle 18:30 alle 22:00
Conversazioni con l’autore: Marco Palmieri
Presso-ANTONIA JANNONE
Carlo Franza