E’ diventato uno degli appuntamenti annuali di prestigio l’uscita di un volume sulle Ambasciate d’Italia nel mondo. Le sedi della Farnesina sulla scena del mondo, a mettere in luce i patrimoni della nostra bell’ Italia.   L’Editore Carlo Colombo di Roma ha pubblicato ora un volume dedicato alla Ambasciata d’Italia in Egitto, nell’ambito della Collana dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, fondata e curata dall’Ambasciatore Gaetano Cortese. Un libro prestigioso, per una sede altrettanto preziosa, e ora questo volume sulla storia dell’edificio che ospita l’Ambasciata d’Italia a il Cairo, riccamente illustrato con un ampio corredo fotografico, stampato dagli Stabilimenti Tipografici Carlo Colombo di Roma in italiano e in arabo (ora anche in  versione inglese) è stato  anzitutto presentato nella capitale egiziana dall’Ambasciatore  Giampaolo Cantini, nell’ultima uscita pubblica del suo mandato prima dell’avvicendamento con l’Ambasciatore Michele Quaroni. Il volume ora veicola in Italia e fa bella mostra   tra le strenne più raffinate d’inizio anno.  Il libro è stato dedicato al Ministro Consigliere dell’Ambasciata d’Italia al Cairo, Antonio Verde, deceduto durante la sua missione diplomatica in Egitto, che con grande passione e cura ha coordinato i vari contributi, per uno dei quali, “Storia della comunità italiana del Cairo”, è stato co-autore assieme al primo segretario Marco Cardoni, Capo dell’Ufficio Stampa dell’Ambasciata.

A sfogliarlo notiamo subito una prefazione dell’Ambasciatore Giampaolo Cantini che mette in luce come “la storia della sede dell’Ambasciata d’Italia al Cairo e’ strettamente legata alla vicenda della comunità italiana in Egitto e al contributo che essa ha dato, nell’arco di quasi due secoli, allo sviluppo di questo Paese”. La preziosa introduzione dell’Ambasciatore Gaetano Cortese -autore del volume- ripercorre sommariamente la storia della presenza italiana in Egitto evidenziando l’apporto dato dalle nostre comunità’ al Cairo, Alessandria e Porto Said, dall’Istituto Italiano di Cultura e dal Centro Archeologico Italiano del Cairo alla creazione di una struttura di sostegno alla archeologia italiana in Egitto.  Significative pagine vengono a rimarcare sia la presenza del grande poeta italiano Giuseppe Ungaretti che nato in Egitto   ha trovato qui la celebrazione del mito, del ricordo e della memoria che le immagini paesaggistiche insuperabili dei dipinti dell’artista Ippolito Caffi, nel fermare con la sua pittura di luce l’anima di luoghi e di popoli incontrati in tanti viaggi in Europa e nel bacino del Mediterraneo. Nella introduzione sono stati inseriti i vari dipinti raffiguranti la Carovana nel deserto, il Riposo della carovana, Veduta del Cairo, la Moschea Sultan Hassan, la Strada principale del Cairo, il Bazar di scialli, l’Istmo di Suez, Karnak e Tebe e il Palazzo del Pascia’. La riproduzione di tutte le opere è stata concessa dal Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, Mariacristina  Gribaudi, nella cui Fondazione rientrano le 150 opere che la vedova di Caffi, Virginia Missana, ha donato a Venezia nel 1889, e conservati a Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia. Di Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866) artista che fu tra i più importanti e originali vedutisti dell’Ottocento, mi sono interessato su “Il Giornale” (13 agosto 2015) recensendo la mostra che gli fu dedicata al Castello di Miramare a Trieste. Erede del vedutismo settecentesco ma anche suo profondo innovatore, Ippolito Caffi ha intrecciato la sua vita all’arte e alla politica; instancabile viaggiatore, artista-reporter e patriota, “è mosso dall’esigenza continua di documentare la realtà dei numerosissimi luoghi visitati, con attenzione per ogni sfaccettatura percettibile”. Caffi ha trovato nel viaggio in Oriente e in Egitto una fonte continua d’ispirazione, fervore e conoscenza; è nella pittura descrittiva di luoghi ed eventi, tanto realistica e puntuale quanto immaginifica e visionaria, la vera anima della sua arte.

E’ interessante sapere che la sede dell’Ambasciata d’Italia al Cairo, e dunque la storia dell’edificio è legata al progetto dall’architetto Florestano Di Fausto, consulente del Ministero degli Affari Esteri, edificio che fu terminato nel 1930. La sede si trova nella capitale Il Cairo, nel quartiere storico di Garden City, in prossimità della riva est del Nilo.  Dal punto di vista architettonico, il progetto del Di Fausto “è la ricerca di uno stile rappresentativo della proposta nazionale italiana”, individuato in quello “tardo rinascimentale di alcuni palazzi prestigiosi” di Roma, ha notato il direttore dell’Istituto italiano di cultura (Iic) del Cairo, Davide Scalmani, presentando il volume; “la sua opera si differenzia da quella di altri architetti italiani presenti in Egitto in quel tempo”, come Ernesto Verrucci, “nei quali c’é una forte citazione di elementi orientalistici”, ha evidenziato  ancora Scalmani, autore lui stesso di diversi saggi. La “lunga facciata” dell’edificio è però una sorta di “omaggio al paesaggio” del Nilo lungo cui sorge, ha notato fra l’altro il direttore dell’Iic il quale ha ricordato come Di Fausto sia stato poi uno dei “padri fondatori della nostra Costituzione” e “uno dei principali artefici dell’articolo 9” del testo costituzionale, quello che stabilisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura” e “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”: “valori” rappresentati “architettonicamente” nell’ambasciata italiana del Cairo, ha sostenuto Scalmani nella conferenza tenutasi nella sede dell’Iic cairota.  Nel volume in questione la storia della sede diplomatica italiana in Egitto  la racconta in un saggio nutrito e dettagliato  l’architetto Ketty Migliaccio che per diversi anni ha approfondito le sue ricerche presso l’archivio storico- diplomatico del Ministero degli Affari Esteri; tale indagine condotta con grande dedizione e competenza dall’architetto Migliaccio, frutto di un lavoro compiuto in modo specialistico e storiografico,  arricchisce il volume con il suo prezioso e ben documentato contributo che ha per titolo “La sede dell’Ambasciata Italiana : storia di un ambizioso progetto”. Di notevole interesse anche i contributi di Camillo Giorgi e Chiara Saulle sulle note storiche delle comunità italiane di Alessandria e Porto Said, e di Davide Scalmani sull’Istituto Italiano di Cultura e di Giuseppina Capriotti Vittozzi sul Centro Archeologico italiano.

Il prestigioso volume ricco di notizie, di storia, di diplomazia  e di politica, e altrettanto ricco di immagini iconografiche a corredo dell’intero racconto storico  si chiude con una interessante e splendida sezione dedicata alle personalità istituzionali italiane,  con la ricostruzione storica a partire dal 1861  e fino al 2021, dei Capi di Stato, di Governo, dei Ministri degli Affari Esteri, dei Segretari Generali della Farnesina e dei Rappresentanti diplomatici italiani presso la sede diplomatica italiana al Cairo.

Il volume sulla rappresentanza diplomatica italiana al Cairo ha raccolto, grazie all’ esperienza mirabilmente acquisita in materia, nel corso degli ultimi due decenni dall’ambasciatore Gaetano Cortese, numerose testimonianze di Diplomatici, Direttori dei Centri di Cultura al Cairo, architetti e personalità italiane che hanno contribuito a fare di questa iniziativa editoriale un faro di storia diplomatica, politica, fra cronaca e cultura.  E la pubblicazione in versione araba è stata presentata dall’Ambasciatore Giampaolo Cantini, prima della chiusura della sua missione diplomatica in Egitto, lo scorso 9 ottobre 2021, presso l’Istituto Italiano di Cultura al Cairo; il quale ha voluto sottolineare l’importanza “della comunità italiana che, nel corso di due secoli, ha contribuito in modo efficace alla costruzione dello Stato e della società civile egiziani”.

Il composito libro dell’Ambasciatore G. Cortese sull’Ambasciata d’Italia a Il Cairo (Egitto) brilla all’interno della collana da lui diretta per l’editore Colombo di Roma,  e aggiunge oltre alla storiografia diplomatica,  un quadro luminoso della cultura italiana  in Egitto  ancor più sensibile nei nomi di Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto 1888- Milano 1970)  poeta che qui visse per 24 anni fino al 1912, e di cui troviamo nell’Ambasciata italiana a Il Cairo  sia  un busto bronzeo che una sala a lui dedicata,  eppoi   di Ippolito Caffi (Belluno 1809 – Lissa 1866)   paesaggista di rilievo attento al vero, e sensibile agli effetti di luce e di colore, che  ha  trovato nei viaggi in Oriente e ancor più in Egitto, luogo di elezione misteriosa nei soggiorni che vi fece, una fonte continua d’ispirazione carica di notazioni temporali  e atmosfere per il suo linguaggio paesaggistico.

Carlo Franza

 

 

 

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