L’arte inquieta da Paul Klee ad Anselm Kiefer esposta a Palazzo Magnani di Reggio Emilia
Cresce l’attesa per l’evento di riapertura della programmazione espositiva di Palazzo Magnani. Ancora meno di un mese e il pubblico potrà scoprire – a partire dal 18 novembre e fino al 12 marzo 2023 – quella che si prospetta essere la mostra più originale della stagione: “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Paesaggi interiori, mappe, volti. 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer.
Decine di musei e di collezionisti privati hanno consentito di riunire una mostra di queste dimensioni e di questo valore, affidata alla curatela scientifica di Giorgio Bedoni, psichiatra e docente all’Accademia di Milano, Johann Feilacher, direttore del Museo Guggin di Vienna e Claudio Spadoni, noto storico dell’arte.
La rassegna presenta una selezione di autori che hanno guardato alla propria realtà interiore e al mondo: sguardi sempre più necessari nello scenario attuale, dove “l’arte inquieta” è figlia di vicende personali e collettive, dell’urgenza espressiva dell’artista e dell’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana. Accanto ad autori di poetiche fondative la nostra modernità, come Alberto Giacometti, Jean Dubuffet, Hans Hartung, Anselm Kiefer, Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini, Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi, in mostra saranno esposte opere talvolta provenienti da mondi esclusi, oggi considerate un prezioso e necessario archivio dell’immaginario: l’art brut, dunque, visionaria e dai linguaggi inediti. I grandi artisti del Novecento e dell’art brut, sono messi in dialogo con autori le cui opere inedite provengono dall’Archivio del San Lazzaro del Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, oggi una tra le maggiori collezioni nel campo in Europa.
Gli autori e le opere si confrontano per affinità di generi e linguaggi in un percorso espositivo ideato per stanze tematiche, in cui si indaga la bruciante vitalità che contraddistingue questi artisti e la loro inquieta ricerca sull’identità umana.
La prima sezione è dedicata al “VOLTO METAMORFICO”, inteso come ritratto del sé, che non rifiuta di indagare il proprio essere più intimo, oltre la reale fisiognomica, verso colori e somiglianze altre. La seconda sezione affronta invece il tema “SERIALITÀ, OSSESSIONI, MONOLOGHI INTERIORI”, dove l’identità dell’autore diventa doppia, poi molte, fino a diventare paesaggio, interiore e labirintico. Infine la stanza dedicata alle “CARTOGRAFIE, MAPPE E MONDI VISIONARI”, che riunisce opere in cui la cartografia artistica del Novecento e dell’età contemporanea rende visibile un repertorio di ideologie, di visioni del mondo, di concezioni spaziali nati da bisogni d’espressione radicati in mitologie private e in riti collettivi.
Arricchiranno la mostra una serie di attività collaterali – visite guidate, lezioni, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti, eventi esclusivi e a porte chiuse per aziende, progetti speciali per soggetti con fragilità, – realizzate in collaborazione con importanti istituzioni, con l’obiettivo di riferirsi a tutti i pubblici possibili, nella convinzione che l’arte generi benessere e che abbia un ruolo fondamentale nella costruzione e nello sviluppo di una solida identità individuale e sociale.
“L’Arte Inquieta”, infatti, non è solo una grande mostra che riunisce per stanze tematiche opere straordinarie, ma è anche l’espressione di un progetto sociale cui la Fondazione Palazzo Magnani ha dato vita insieme alla città di Reggio Emilia. La mostra a Palazzo Magnani, infatti, è l’apice di “Identità Inquieta”, il cartellone di iniziative culturali, mostre, eventi e appuntamenti, promosso da Comune di Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani e Farmacie Comunali Riunite, in cui tutte le istituzioni cittadine dialogano con l’obiettivo comune di riflettere sul tema dell’identità sociale, educativa e culturale della città a partire dalle domande che con urgenza emergono dai contesti più fragili e inattesi.
Carlo Franza