Il poeta Sandro Penna e le arti figurative. La mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia.
Dopo la grande mostra dedicata al Perugino a 500 anni dalla sua scomparsa, Perugia celebra un altro suo importante concittadino: il poeta Sandro Penna (1906-1977), una delle voci più sensibili e profonde del Novecento, non solo italiano, come dimostrano le numerose e continue traduzioni dei suoi versi.
La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospita fino al 14 gennaio 2024 la mostra Un mare tutto fresco di colore. Sandro Penna e le arti figurative, che indaga il rapporto di Penna con il mondo dell’arte, mettendo a fuoco i gusti e le tendenze diffusi sulla scena culturale fra gli anni quaranta e gli anni settanta, della quale il poeta fu un assoluto protagonista, al pari di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia ed Elsa Morante, suoi amici e colleghi.
L’esposizione, curata da Roberto Deidier, Tommaso Mozzati e Carla Scagliosi, presenta 150 opere di autori quali Pablo Picasso, Jean Cocteau, Alexander Calder, Leoncillo e altri, tra cui gli artisti coi quali Sandro Penna instaurò uno stretto rapporto di amicizia e una frequentazione quotidiana: da Filippo De Pisis a Mario Mafai, da Tano Festa a Mario Schifano, e Franco Angeli, ovvero dalla scuola romana ai giovani di Piazza del Popolo, negli anni Sessanta.
La rassegna, per la prima volta, offrirà al visitatore l’occasione di ammirare un vasto nucleo, recentemente identificato, di opere provenienti dalla casa del poeta, in via Mole de’ Fiorentini a Roma dove, oltre a intrattenersi con pittori, scultori, galleristi e letterati, Penna svolgeva la sua attività di mercante d’arte. Il percorso si completa con un’accurata scelta di autografi, diari e lettere, indispensabile, assieme alle prime edizioni e ai materiali audiovisivi, per far luce sulle passioni dello scrittore, attraverso il colto dialogo fra immagine e parola scritta.
Proprio questo dialogo, del resto, ha suggerito alla letteratura critica un parallelo fra la sua opera letteraria e il mestiere di pittore, commentando la sintonia intima, cifrata, intessuta dai suoi versi con le espressioni plastiche coeve.
Ho frequentato il poeta fino alla sua morte, maggiormente negli anni Settanta, ne ho scritto un saggio sulla sua poesia e da lui molto apprezzato, e mi è caro ricordare che più volte sono stato da lui con mio fratello Antonio che comperò talune opere, penso a un bel lavoro di “ Sebastian Matta”, e un’altra bellissima opera di Pier Paolo Pasolini nel 1976 -poi nella Collezione Antonio Franza (Alessano/Lecce)-, che aveva per titolo “Ninetto sbuca tra le arance”. In particolare, il critico letterario Cesare Garboli fu il primo a sottolineare quanto Penna solesse trattare le proprie poesie “come fossero dei quadri”. E altri, da Luciano Anceschi a Carlo Levi, da Dario Bellezza a Elio Pecora, hanno intravisto nella sua lirica gli echi più svariati, da Matisse a Watteau, da Scipione a Rosai, passando naturalmente per il Perugino e i suoi paesaggi chiari ed evocativi, pieni d’aria e d’azzurro.
Carlo Franza