La Civica Raccolta del Disegno di Salò compie quarant’anni. Una mostra di cento autori al Museo di Salò.
Nata nel mitico Bar Jamaica di Milano, la collezione di opere su carta conta oltre 800 pezzi di grandi nomi del secondo ’900 e contemporanei. Il luogo del “concepimento” fu quanto mai beneaugurale: era infatti il mitico Bar Jamaica, in via Brera a Milano, ritrovo di tutti i migliori artisti milanesi del dopoguerra, dove nella primavera del 1981 s’incontrano lo storico e critico d’arte Flaminio Gualdoni, il pittore nativo di Salò Attilio Forgioli e il concittadino Pino Mongiello, allora assessore alla Cultura, poi sindaco della città gardesana. Scopo dell’incontro: pensare a un progetto di arte contemporanea per quella città, che due anni dopo, nel 1983, si sarebbe concretizzato nella Civica Raccolta del Disegno di Salò.
Fu il collega Gualdoni a suggerire di puntare sul disegno («le opere su carta non ingombrano, in genere costano poco, osservò pragmaticamente, e poi oggi, in Italia, di Raccolte del Disegno non ce ne sono. La Civica Raccolta di Salò potrebbe essere tra le prime a nascere», ricorda ora Mongiello). Aveva ragione e oggi, esattamente quarant’anni dopo, la Civica Raccolta del Disegno, ricca (anche grazie al suo impegno) di oltre 800 opere su carta di importanti autori del secondo ’900 e di artisti contemporanei, ma con incursioni pure negli anni prebellici, festeggia l’anniversario con la mostra “La passeggiata della linea. 100 protagonisti del disegno contemporaneo”, presentata dal MuSa, Museo di Salò, fino al 7 gennaio 2024.
Sono 110 le opere su carta di cento autori, da Carla Accardi a Gianfranco Zappettini, scelte dalle curatrici Anna Lisa Ghirardi (conservatrice della Civica Raccolta del Disegno) e Lisa Cervigni (direttore del Mu.Sa), con Federica Bolpagni, per questa rassegna che trae il titolo da Paul Klee, il quale sosteneva che il disegno fosse «l’arte di condurre una linea a fare una passeggiata». Le tecniche sono le più varie, dalla grafite ai pastelli, dalle matite agli acquerelli, alla china e inchiostri, talvolta con interventi che sconfinano nella pittura, oltre a tecniche miste e collage. L’ordinamento si muove non cronologicamente ma per nuclei tematici, con una sezione dedicata ai disegni preparatori (qui, tra gli altri, Alik Cavaliere, Gianni Colombo, Pietro Consagra, Eduard Habicher, Fausto Melotti, Regina, Grazia Varisco, Alberto Viani e studi di costumi teatrali di Domenico Gnoli).
Nell’area tematica dedicata ai volti ci s’imbatte invece, tra gli altri, in Filippo de Pisis e in Pino Pascali, in Ernesto Treccani e in Zoran Mušič; in quella sul corpo femminile, in Luigi Broggini e Giacomo Manzù, Renato Guttuso, Bepi Romagnoni, Ennio Morlotti e altri ancora. Al paesaggio guardano le opere in mostra di Osvaldo Licini, Piero Guccione, Tullio Pericoli; alla città, le carte di Mario Sironi ed Enrico Della Torre. C’è poi la grande stagione dell’informale, con Vedova, Giuseppe Capogrossi Emilio Scanavino, Franco Meneguzzo, Afro, Gino Meloni, e quella dell’astrazione, con Atanasio Soldati, Renato Birolli, Piero Dorazio, Antonio Sanfilippo, Carla Accardi, Lucio Fontana. E, con i loro, i lavori di Dadamaino, Giosetta Fioroni, Alighiero Boetti, Claudio Parmiggiani, Nunzio e poi Arcangelo, Marisa Settembrini, Agostino Arrivabene, Maurizio Donzelli, Nicola Samorì, Livio Scarpella e molti altri ancora, inframmezzati dalle singolari, ammiccanti sculture di carta di Roberto Ciroli.
Carlo Franza