Il Numinoso. La tensione al sacro nell’arte italiana. Artisti di chiara fama esposti a Milano
Da non perdere presso BUILDING la mostra Il Numinoso a cura di Giorgio Verzotti, un progetto espositivo che indaga il senso del sacro nell’arte contemporanea, aperta fino al 28 gennaio 2023.
Attraverso una selezione di opere realizzate dagli anni Sessanta a oggi, l’esposizione crea un dialogo tra più di venti artisti italiani, da importanti nomi del Novecento fino alle tendenze più recenti: Vincenzo Agnetti, Stefano Arienti, Ferruccio Ascari, Francesca Banchelli, Bizhan Bassiri, Alighiero Boetti, Gianni Caravaggio, Gino De Dominicis, Amalia Del Ponte, Chiara Dynys, Lucio Fontana, Gaspare, Francesco Gennari, Arianna Giorgi, Alberto Guidato, Jannis Kounellis, Maria Lai, Sergio Limonta, Marco Andrea Magni, Piero Manzoni, Simone Pellegrini, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvadori, Nicola Samorì, Ettore Spalletti e Grazia Toderi.
Riunendo pittura, scultura, fotografia, arte tessile, disegni e installazioni, la mostra si sviluppa lungo i tre piani espositivi di BUILDING e presso la Basilica di San Celso, dove dal 9 novembre al 22 dicembre 2022 alcune opere interagiscono con i suggestivi ambienti di un luogo sacro. Parallelamente, presso la Galleria Moshe Tabibnia sarà presentata la mostra Sacro concreto dedicata al tema del sacro nei tessili antichi.
Il termine numinoso, da cui prende il titolo la mostra, si desume dal saggio di Rudolf Otto “Il sacro” (1917), in cui l’autore lo definisce come una presenza extra-razionale, invisibile, potente al punto da incutere terrore e a un tempo da affascinare. Questa ambiguità essenziale è caratteristica del sacro, il quale si manifesta attraverso il numinoso a un soggetto che, secondo Jung, ne viene invariabilmente dominato. Da qui le pratiche religiose, nate fin dai tempi più remoti per “disciplinare” il numinoso, per rendere meno terrifico il sacro, per sublimarlo e controllarlo attraverso i riti delle liturgie.
Il numinoso può dunque essere interpretato come una soglia che consente al soggetto di contemplarlo senza essere annientato dalla sua potenza: possiamo leggere l’opera d’arte come un dispositivo che, similmente all’apparato delle liturgie, “sublima” e “domina” il sacro, familiarizza con esso potendolo pensare, visto che non lo può rendere oggetto dell’esperienza?
Il confronto con l’assoluto, l’apertura al pensiero dell’altrove, dell’Altro, connatura molta creazione artistica contemporanea, o almeno consente di porre l’argomento in questi termini: questione della trascendenza, che anche la visione laica del mondo accetta assumendola come limite della razionalità e della conoscenza scientifica. Sentimento del tempo, desiderio utopico di fermare il suo trascorrere irrimediabile, di battere Chronos e vincere la morte. Paura e desiderio insieme che il terrifico del sacro faccia ancora irruzione nella nostra esistenza regolata e ne scardini le regole. Tutte queste e altre istanze sono presenti nella selezione di artisti e opere che la mostra Il Numinoso propone, non certo per dare delle riposte a simili vertiginosi interrogativi, se mai per riproporli in modo nuovo, alla luce delle intuizioni degli artisti, e per inaugurare un auspicabile nuovo dibattito. Da Fontana e Manzoni a Pistoletto, De Dominicis e Spalletti fino alle tendenze più recenti, Il Numinoso vuole essere anche, e forse soprattutto, un omaggio all’arte italiana, dal secondo dopoguerra ad oggi.
Gli artisti. Vincenzo Agnetti (1926-1981), Stefano Arienti (1961), Ferruccio Ascari (1949), Francesca Banchelli (1981), Bizhan Bassiri (1954), Alighiero Boetti (1940-1994), Gianni Caravaggio (1968), Gino De Dominicis (1947-1998), Amalia Del Ponte (1936), Chiara Dynys (1958), Lucio Fontana (1899-1968), Gaspare (1983), Francesco Gennari (1973), Arianna Giorgi (1965), Alberto Guidato (1972), Jannis Kounellis (1936-2017), Maria Lai (1919-2013), Sergio Limonta (1972), Marco Andrea Magni (1975), Piero Manzoni (1933-1963), Simone Pellegrini (1972), Michelangelo Pistoletto (1933), Remo Salvadori (1947), Nicola Samorì (1977), Ettore Spalletti (1940-2019) e Grazia Toderi (1963).
Carlo Franza